-Core
Sports
Fufanu
One Little Indian
Pubblicato il 23/01/2017 da Lorenzo Becciani
Songs
1. Sports
2. Gone For More
3. Tokyo
4. White Pebbles
5. Just Me
6. Liability
7. Bad Rockekts
8. Syncing In
9. Your Fool
10. Restart
Songs
1. Sports
2. Gone For More
3. Tokyo
4. White Pebbles
5. Just Me
6. Liability
7. Bad Rockekts
8. Syncing In
9. Your Fool
10. Restart

Posso affermare senza timore di smentita di avere seguito ogni singola mossa di questi ragazzi fin dal primo momento e adesso che ‘Sports’ è nei negozi e vedo realizzati i loro sogni, tutto ciò che ho sempre pensato di queste teste calde si è di colpo materializzato. In una recente intervista hanno dichiarato che la loro musica è sintetizzabile con gli elementi della natura, della creatività e della forza. In passato c’è chi li ha descritti dei giovani promettenti raccomandati da Damon Albarn per via dell’amicizia col padre di Kaktus Einarsson, chitarrista dei Sugarcubes di sua maestà Björk, mentre altri hanno sottolineato la confusione tra l’elettronica, usata in maniera scostumata, e un punk piuttosto grezzo e fedele alle origini. Forse per farvi capire lo spessore dei Fufanu basta che vi racconti una storia. Quest’anno all’Iceland Airwaves era ospite John Lydon che ha inaugurato un museo del punk e parlato davanti a circa duecento persone della nascita del genere e di come vede applicati certi valori al giorno d’oggi. Vi chiederete perché così poca gente in un festival che richiama oltre ventimila persone tutte le sere. Il motivo è che in quell’esatto momento i Fufanu si stavano esibendo in un locale a mezzo miglio di distanza. Ragazzi in fila dalle prime ore del pomeriggio, sicurezza allertata e tanti che non sono riusciti a vederli. Partiti con un mini di quattro tracce fortemente ispirato dai masterpiece di Joy Division e Bauhaus, oltre che dalla techno berlinese, gli islandesi hanno operato una decisa svolta stilistica, prima con ‘Few More Days Ago’ e ora con questa seconda fatica su lunga distanza, che li vede abbracciare sonorità new wave e citare senza alcuna vergogna Devo e New Order. Nick Zinner degli Yeah Yeah Yeahs ha accentuato la componente robotica e nichilistica evitando di svilire i riff col risultato che il materiale appare decisamente live oriented e trasmette quel senso di imprevedibilità e pericolo imminente che si percepisce durante le loro performance. Kaktus è un frontman eccezionale e ascoltarlo in formato digitale è senz’altro limitativo. Ciò non impedisce alla title track di essere da dipendenza, grazie ad una marcata impronta pop. Seguono l’affabile ‘Gone For More’ e ‘Tokyo’ che attualizza la visione distopica di Blade Runner con un ritmo irresistibile. L’adrenalina scorre a fiumi eppure a tratti pare di trovarsi tra le mani uno di quei vinili, di moda negli anni ottanta, che piazzavi nello stereo e ti trasmettevano l’idea che là fuori fosse tutto perfetto, colorato, tecnologico. In verità di perfetto non c’è proprio niente ma i Fufanu hanno il potere di farti credere tutto quello che vogliono e ascoltare ‘Sports’ è come entrare in un’altra dimensione sapendo che non esiste possibilità di ritorno. ‘Liability’ e ‘Bad Rockets’ sono la magniloquenza del dark implementata ad un modo di vedere la musica con bassi slabbrati, corde di chitarre che si squarciano e manopole girate sotto l’effetto di stupefacenti. Adesso è venuto il momento di organizzare un tour mondiale da headliner e scrivere la storia e la manna dal cielo non è ancora finita perché a breve avremo il debutto dei Vök di Margrét Rán.

Fufanu
From Islanda

Discography
Few More Days To Go (2015)
Sports (2017)
The Dialogue Series (2018)