A quattro anni di distanza da ‘Profane’, gli Svart Crown tornano nei negozi con un album che, oserei dire finalmente, potrà godere di una promozione e di una distribuzione degna della qualità del materiale proposto. Trattasi sempre di metal estremo, con portentose influenze black e death oltre una buona dose di sperimentazione, ma con il passare del tempo i francesi hanno saputo sviluppare un approccio compositivo maturo e originale, tanto da rendere difficile il paragone con qualsiasi realtà contemporanea presente sul mercato. Di ‘Abreaction’ apprezziamo soprattutto il cantato di JB Le Bail, che segna dei progressi importanti rispetto alle sessioni precedenti, il basso di Ludovic Veyssière è sempre in alto nel mix e gli ultimi arrivati, il drummer Kévin Paradis (Aggressor, Seth e Benighted) ed il chitarrista Kevin Verlay (già con Mors Principium Est, Dictated e Aborted) se la cavano nel migliore dei modi. I suoni sono moderni come quelli di Behemoth e Gojira e l’impianto strumentale risente del confronto con quanto offerto alla scena da realtà del calibro di Ulcerate, Morbid Angel e Neurosis. ‘Khimba Rites’ e ‘Nganda’ sono probabilmente gli apici della scaletta ma il consiglio è quello di ascoltare a fondo l’album e prendervi i giorni necessari per calarvi nelle sue atmosfere sinistre.