Nonostante gli autori degli avvincenti ‘Hot Damn!’ e ‘Ex Lives’ abbiano trascorso dei momenti difficili e cambiato un numero improponibile di bassisti e batteristi, il loro “core” è rimasto intatto e l’approccio compositivo è divenuto sempre più coraggioso. Il successore di ‘From Parts Unknown’ è un album speciale, un po' perché le complicazioni di gravidanza della moglie hanno spinto Keith Buckley a scrivere i testi più profondi di sempre e un po' perché il tasso alto di schizofrenia che ha costantemente accompagnato il songwriting della band è stato mutuato in qualcosa assolutamente concreto e orientato alla dimensione live. Ascoltando tracce come ‘C++ (Love Will Get You Killed)’ o ‘Map Change’ non si ha mai l’impressione che alcuni elementi siano inseriti a caso o che la scelta di includere influenze dei generi più disparati siano forzature. Il tiro di ‘Two Summers’ è superbo esattamente come alcuni passaggi mathcore che sfociano nel southern, nello stoner e addirittura nel thrash. ‘Awful Lot’ per esempio parte acido come un pezzo dei Kyuss e finisce con le note di un pianoforte, ‘Petal’ e ‘Just As Real But Not As Brightly Lit’ sono due distinti esempi di nevrosi applicate in musica mentre una versione “ripulita” di ‘It Remembers’ avrebbe potuto stare su un masterpiece alternative metal qualsiasi di fine anni novanta. In definitiva ‘Low Teens’ conferma come gli Every Time I Die non siano un ascolto facile o per lo meno non per tutti ma che in circolazione ci siano davvero poche formazioni altrettanto intelligenti e in grado di farti saltare per aria come loro.