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Della Vega
Italia
Pubblicato il 06/03/2023 da Francesco Brunale

Il progetto Della Vega si presenta come una delle cose più interessanti uscite in Italia negli ultimi anni. Gli ex membri degli Snaporaz si sono riuniti ed hanno creato un piccolo gioiello di musica qualitativamente elevata, di non facile fruizione, ma pieno di classe. Ne abbiamo parlato con Matteo Pastorelli che condivide anche un’esperienza, tuttora in corso, con i grandi Virginiana Miller.

Come nasce il progetto Della Vega?
Il progetto è nato in funzione delle nove canzoni che compongono il disco, nate e registrate di notte a casa, con mezzi rudimentali, senza alcuna velleità discografica.  Preso atto dell’esistenza di queste canzoni è nata la collaborazione con Massimo Gemini e Carlo Virzì, che dopo un ascolto casuale, si sono messi a lavorare sui brani e con il loro essenziale apporto hanno definito meglio gli arrangiamenti e le melodie dei brani. Ed ecco che, senza un’idea precostituita, nasce di fatto il gruppo (labbanda).

Una cosa che incuriosisce da subito è il nome della band. A chi è venuta l’idea e a che cosa si riferisce se c’è un particolare motivo sulla scelta di questo monicker?
Si tratta di un’idea di Carlo Virzì. Durante un lungo brainstorming notturno a distanza (WhatsApp) vennero fuori svariate idee, tutte poco convincenti. A tarda notte Carlo confessò di aver sempre voluto chiamare una band con il vero nome di Zorro: Don Diego Della Vega. L’idea piacque subito: per la nostra generazione Zorro è stato molto importante, e oggi è un eroe quasi dimenticato. Soprattutto quando abbiamo deciso il nome si era fatto tardi. Era meglio andare a letto e chiudere a quel punto la questione.

Il pregio di questo disco è che cresce ascolto dopo ascolto. Non avete voluto fare un album facile, ma sembra quasi che costringete l’ascoltatore a doverlo ascoltare più volte per poterlo apprezzare. Sei d’accordo?
Beh, questo è un complimento per il quale non posso fare altro che ringraziarti. Niente è voluto, le canzoni sono nate con grande spontaneità. Se questo è l’effetto che fanno è una gran bella cosa.

Un altro aspetto rilevante è, come detto, la qualità delle canzoni. Mi sembra che possano essere inquadrate nella tradizione aulica delle canzoni italiane, un po' come è capitato in passato ai La Crus. Che cosa pensi?
Abbiamo tanti riferimenti, amiamo moltissimi artisti e sicuramente amiamo la canzone italiana. Nei suoni e nei giri armonici capita più spesso di rifarsi a riferimenti anglosassoni, ma poi quando arriva il turno delle parole non puoi prescindere dalla tradizione della musica italiana, anche per una semplice questione fonetica.

In tutto l’album si avvertono comunque tante influenze. Dai Beatles, alla musica indiana sino all’elettronica. È stata una scelta voluta oppure è nato tutto spontaneamente?
Grazie per aver utilizzato la parola Beatles in qualcosa che ci riguarda. Come già espresso: tutto fatto seguendo degli istinti primordiali. Tutto pensato poco e suonato d’istinto, anche se davanti a un computer.  

Siete musicisti navigati. Ci sono giovani artisti, secondo te, che possano inserirsi in questo filone che voi state percorrendo o ritieni che i giorni odierni impongano un prodotto usa e getta?
Ci sono moltissimi giovani artisti che sono grandissimi compositori ed egregi autori. Uno su tutti: Lucio Corsi. Poi i prodotti “usa e getta” sono sempre esistiti, e in fondo sono anche piacevoli, a volte.

Parlando, invece, del passato, che cosa rimane dell’esperienza Snaporaz? 
Tanto! Tanti ricordi divertenti (eravamo giovani e belli, come gli eroi).

Ci sarà modo di riproporla in futuro?
Speriamo di si, visto che ci divertiamo quando siamo insieme. Inoltre sempre insieme suoniamo parecchio bene.

Negli anni novanta in Toscana nascevano tanti gruppi alternativi oltre al vostro. Penso ai Malfunk, agli Anhima, agli Interno 17 ed altri ancora. Oggi che aria si respira dalle vostre parti?
Vedo un sacco di bei gruppi di giovani dalle nostre parti, che, nonostante la cosiddetta crisi del rock’n’roll, si danno da fare e passano le ore in sala prove per il gusto di suonare. Oggi, come si sa, è più facile realizzare e far uscire un disco rispetto agli anni ’90, ma è assai più difficile avere visibilità e organizzare dei concerti, almeno per le piccole produzioni. Prima c’era MTV, avevamo Videomusic con i suoi video della settimana, mentre adesso tutto è relegato alla giungla dei social. Questa è l’aria che si respira.

Ritornando al presente, questo disco è solo un diversivo o può essere considerato l’inizio di una nuova vita artistica che darà il via al classico percorso tour, nuovo album e così via?
Della Vega ci piace, e abbiamo intenzione di continuare a scrivere canzoni. Vediamo quanto saremo bravi a farlo.

 

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Mille Inverni - 2023