Come è avvenuta la transizione da The Generations Army a Eradikated?
In passato ci chiamavamo The Generations Army e abbiamo suonato in giro per circa due anni. Abbiamo anche registrato un album per potere trovare concerti. Poi però è arrivata la pandemia e siamo stati costretti a fermarci. A quel punto abbiamo pensato che fosse giusto ripartire con un nuovo moniker e lasciarsi alle spalle la nostra adolescenza.
Siete ancora molto giovani.
Adesso ho 23 anni e negli ultimi tre ho cercato di pensare ad un tema che fosse classico ma allo stesso tempo moderno. Mi sono immaginato un universo distopico nel quale i disastri climatici stanno devastando l’umanità e l’avidità ha lasciato tutti da soli. La prima parte del disco descrive lo stato del mondo mentre la seconda parte narra la storia di un gruppo ribelle che finalmente rovescia i ricchi e i potenti, solo per rendersi conto che è troppo tardi. Naturalmente speriamo di potere evitare tutto questo, ma non è una visione così lontana dalla realtà.
Cosa accadrà all’umanità?
Magari lo scopriremo con il prossimo album.
Amo la title track perché è un perfetto mix tra gli Slayer, parti melodiche e addirittura influenze power.
Il disco è molto vario. Ragnar ha scritto buona parte delle canzoni cercando di innalzare costantemente il livello di adrenalina. Tutto sommato ‘Descendants’ riassume bene quello che volevamo trasmettere con l’album.
E cosa puoi dirmi invece di ‘Dead Heaven’ e ‘Reckoning’?
Sono un paio di pezzi più lenti. A volte è giusto rallentare un po’ e cambiare il ritmo per poi tornare a scatenarsi di nuovo. Di solito sono i pezzi in cui riesco a riempire un po’ di più l’atmosfera con il mio basso.
Avete scelto di far mixare l’album a Gustav Brunn, che oltre a militare negli Atlas Losing Grip ha prodotto band come Anchor e Liar Thief Bandit.
È stata una scelta logica perché è il migliore. Il suo studio è a Malmö e quindi non troppo lontano da dove viviamo. Gli abbiamo chiesto un’aggressività molto cruda e di migliorare il guitar sound. ‘Descendants’ è stato registrato quasi totalmente da noi, ma c’era bisogno di spostare qualche livello per renderlo ancora più avvincente.
Dal documentario che gira in rete, sembrate una live band da vedere assolutamente.
Per noi la dimensione live è molto importante. Amo comporre e vedere come crescono le canzoni di settimana in settimana, ma stare sul palco è una sensazione difficile da spiegare e poi in tour si impara tantissimo. Vi aspettiamo nel mosh pit!
Vi sentite parte di qualche scena? Siete in contatto con qualche band in particolare?
Non ci sentiamo parte di nessuna scena anche perché siamo quasi più vicini a Copenhagen che a Göteborg. In tutti questi anni ci siamo imbattuti in tanti gruppi validi, ma preferisco sempre ascoltare Slayer o Suicidal Tendencies.
(parole di Elvin Landaeus Csizmadia)