Quando ho saputo che avevi un progetto solista mi sarei atteso qualcosa di più guitar driven e invece l’album è bellissimo proprio perché estremamente bilanciato tra tutte le tue influenze e diverse componenti.
Sono contento che dici questo perché alla fine ‘The Road Not Taken’ è nato come un disco di canzoni e non come un disco di un chitarrista. Poi è chiaro che ci sono degli assoli così come che mi piace smanettare. Alla fine è quello che mi diverte di più. Volevo un progetto in cui potere registrare un assolo di dieci minuti senza che nessuno mi rompesse.
Passiamo un attimo ai Messa. Ti saresti atteso un successo del genere?
É tutto molto relativo. Non è che vivo in una villa a Hollywood. Quando abbiamo iniziato non ci aspettavamo di suonare così tanto e soprattutto di avere un riscontro di questo tipo all’estero. Abbiamo semplicemente cercato di suonare quello che ci piaceva nel migliore modo possibile.
Quindi Little Albert è nato come dicevi prima per avere un progetto dove potere sostanzialmente fare come ti pare oppure per potere prendere direzioni sonore diverse. Appunto quella strada non presa di cui parli nel titolo.
Credo di avere diverse personalità artistiche. In questa confluiscono delle influenze mentre nei Messa delle altre e in ogni caso bisogna sempre fare quello che è utile per la canzone e non seguire il proprio ego. Little Albert è più vicino all’idea di prendere la chitarra e suonare senza pensare. É il riflesso di un approccio più istintivo, ma non è detto che in futuro salti fuori un disco totalmente differente. Sono un grande fan del flamenco per esempio, così come del prog anni ‘70 che suonavo con Glincolti. Ho in mente anche qualcosa di jazz e funk, magari in italiano.
Il disco esce con un’etichetta e una distribuzione importanti. Avevi già firmato quando stavi lavorando alle tracce?
Il disco è stato completato quando ancora non sapevo chi lo avrebbe pubblicato. Avevo zero aspettative sinceramente. I pezzi risalgono ad un periodo di circa quattro anni. Ho iniziato all’epoca della pandemia e il disco rappresenta la fotografia di un periodo molto lungo.
C’è un pezzo che ha guidato un po’ tutto il processo?
Devo dire di no. Scrivo in continuazione e ho tante cose diverse da parte che magari userò in seguito. Forse il pezzo più rappresentativo è l’unico che non è mio ovvero ‘Blue And Lonesome’ di Little Walter, perché è quello che da cui sono partito per dare un suono a tutto il materiale. L’idea è stata quella di registrare un disco come se lo avessi fatto nel ‘72 e quindi ho fatto tutto su nastro, senza alcun editing. Mi ha aiutato Matteo Bordin agli Outside Inside Studio. Anche la copertina è stata realizzata ritagliando pezzi di riviste degli anni ‘70.
Si tratta di una sfida contro il digitale?
Non necessariamente. Non sono contro il digitale, ma volevo provare a dare qualcosa di diverso. I dischi che mi hanno influenzato di più in termini di produzione sono ‘In The Skies’ di Peter Green e ‘Coming Home’ dei Leon Bridges, musicista soul e r&b che ha collaborato anche con i Khrungabin. I Cream poi rimangono il mito di sempre.
Quante chitarre hai usato per registrare?
Ho suonato soprattutto la mia Gibson SG. Poi una Rickenbacker, una Danelectro e una Gibson ES 330 .
Cosa stai preparando per il live?
Tra qualche giorno presenterò il disco a Bassano del Grappa, dove gioco in casa. Poi il 25 Aprile sarò ospite del Maximum Festival con Alain Johannes.
Ecco lui lo vedrei bene a produrre un tuo disco. Con gli Årabrot ha fatto un lavoro eccezionale.
È uno dei nomi che abbiamo vagliato anche con i Messa. Comunque penso che per il momento il set up live sarà simile a quello usato per registrare l’album e quindi il materiale non si discosterà troppo.
‘The Road Not Taken’ rientra nella tua definizione di doom?
Secondo me non c’è niente di doom in questo disco. Forse solo un certo tipo di atmosfera. In ogni caso per me doom sono gli Electri Wizard, quindi una componente blues mi piace sentirla sempre.
Ci sono dei musicisti italiani con cui hai stretto un rapporto particolare?
Quasi tutti i gruppi con cui abbiamo suonato con i Messa sono amici. In generale ci siamo sempre trovati i bene. Mi vengono in mente i Fuoco Fatuo o gli Zolfo per esempio. Qui nella zona trovo che sia bravissimo Marco Pandolfi, un armonicista che ho accompagnato qualche volta in passato. Anche i Mother Island sono molto bravi.
(parole di Alberto Piccolo)