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Iceland Airwaves presents Live from Reykjavík

Anche quest'anno, come accade ormai dal 2015, seguiremo Iceland Airwaves, in esclusiva per Italia.

#IA2021 #LiveFromReykjavik

Questo link dove potere acquistare i biglietti per l'evento streaming promosso dall'organizzazione di Iceland Airwaves:

https://tix.is/en/buyingflow/tickets/12165

Questo invece l'evento Facebook:

https://www.facebook.com/events/611788279996946

Il primo appuntamento è con le Off-venues e nello specifico quattro concerti registrati in collaborazione con NovaTV, Reykjavík Music City e Iceland Music. Ad inaugurare la serata sarà Mikael Máni Ásmundsson, chitarrista che ama il jazz e ha appena pubblicato il secondo lavoro solista intitolato 'Nostalgia Machine'. Di lui ricordiamo pure 'Bobby' e 'Beint Heim', quest'ultimo edito in collaborazione con Marina Ósk Þórólfsdóttir. La location scelta è lo splendido Iðnó, perfetto per un'atmosfera soffusa, intima ma allo stesso tempo elettrica. Come secondo pezzo ha ripreso 'Birthday' dei Sugarcubes.

Per Iceland Airwaves, aperto per definizione a qualsiasi contaminazione sonora, la musica jazz non rappresenta una novità. Basta pensare a Laufey o ADHD oppure alle sfumature jazz nelle canzoni di GDRN, Brièt e Emiliana Torrini. A seguire è salita sul palco Rakel, che ho imparato ad amare con il singolo 'Keeping Me Awake'. La sua profondità vocale è al limite dell'imbarazzante ma c'è poco da stupirsi quando si parla di artisti islandesi. Nell'EP 'Nothing Ever Changes', Rakel Sigurðardóttir ha mostrato maestria nel muoversi tra pop, elettronica e cantautorato e la performance di stasera ne ha confermato il talento purissimo. Con una voce del genere può fare quello che vuole quindi è lecito attendersi un esordio su lunga distanza di assoluto spessore. Gli Skoffín si sono proclamati la band più rumorosa della nazione quindi vediamo cosa saranno in grado di combinare. Come potete capire collocare gruppi rock o metal dopo artisti jazz e pop è qualcosa di totalmente normale per Iceland Airwaves. Non lo è affatto da altre parti e questo è uno dei motivi per cui il festival islandese è considerato tra i migliori al mondo. Il set più divertente è stato però senza dubbio quello di Cyber, nettamente l'artista più famosa della serata e non a caso posta in chiusura. Vuoi per la scenografia tropicale, con tanto di coccodrilli e palme gonfiabili, e vuoi per l'acconciatura delle due artiste art-pop, Jóhanna Rakel and Salka Valsdóttir, lo show è scivolato via alla grande. Di loro ricordiamo anche la collaborazione con gli Hatari per la letale 'Hlauptu' e presto uscirà il seguito di 'Bizness'.

La seconda serata, presso la Landsbankinn, ha visto protagonisti la dolcissima Arny Margret, nativa dei Westfjords, che con la sua voce vibrante ha conquistato tutti gli spettatori attoniti, dimostrando che bastano una chitarra, un amplificatore e una luce soffusa per fare la differenza. A seguire è stato il turno del rap degli Inspector Spacetime, che non disdegnano basi dance ad alto volume e coretti pop divertenti, ma sanno anche lasciare il segno al momento giusto. La chiusura è spettata agli Hipsumhaps, autori dell'interessante Lög síns tíma, i cui ricavi sono andati al The Icelandic Wetland Fund.

E' arrivato finalmente il momento di Live From Reykjavík e anche se sappiamo benissimo che un evento streaming non potrà mai sostituire un festival di qualità come Iceland Airwaves, allo stesso tempo avevamo un disperato bisogno di ritrovare certi artisti e soprattutto certa musica. E' il caso di Bríet, un angelo caduto in terra, o John Grant o ancora le temibili Daughters of Reykjavik.

Le location scelte per questa serata imperdibile sono state il Gaukurinn, l'Iðnó, il Gamla Bío la magnifica Fríkirkjan, una chiesetta davanti al celebre Pond, il lago ghiacciato in pieno centro città. Ho pochi dubbi sul fatto che le due ultime siano state oggetto del maggiore interesse da parte del pubblico, vuoi per il programma e vuoi perché sono tra le più caratteristiche della manifestazione. Al Gamla Bío si sono alternati nell'ordine Kaktus Einarsson, Flott, Bríet e Ásgeir.

Il cantante dei Fufanu ha aperto con un set incentrato sul suo recente esordio solista 'Kick The Ladder', dimostrando di essere un eccezionale frontman anche lontano dal post-punk della sua band principale. Di Ásgeir c'è poco da dire. Parliamo di una superstar assoluta, dotata di un talento vocale e compositivo fuori dal comune. Il suo carattere timido, nonostante sia l'artista islandese che ha venduto più dischi di sempre, lo rende ancora più speciale. La sua performance è stata molto "internazionale". Probabilmente la lunga sospensione dell'attività dal vivo lo ha convinto a sfruttare questa finestra sul mondo per promuovere le proprie canzoni con una band allargata. Con una fuga post-rock da brividi, 'Coming Home' è stata senza dubbio la traccia migliore in scaletta.

Bríet è ormai famosissima in patria grazie ad una bellezza statuaria e singoli come 'Esjan', 'Feimin(n)' e 'Rólegur kúreki'. 'Kvedja' l'ha consacrata e non a caso è stato premiato come album dell'anno ai recenti Icelandic Music Awards. Parliamo di un angelo appunto, di una Dea che può permettersi qualsiasi cosa. Assoluta vincitrice della serata per chi scrive.

Tra le calde mura, addobbate di crocifissi, affreschi e piccoli monili, di  Fríkirkjan si sono esibiti invece  Arny Margret, già apprezzata la sera prima in versione Off-venues, Júníus Meyvant, Laufey e John Grant. Sia Júníus Meyvant che Laufey suonano un genere che non è troppo nelle mie corde. Il primo è però un musicista storico di Iceland Airwaves, tra i più apprezzati dai frequentatori americani, per la sua indole folk, e ricordo bene quando ho potuto bere assieme a lui ed ai ragazzi di Agent Fresco e Kontinuum e si è rivelata una gran persona. La seconda ha stupito un po' tutti con la sua interpretazione vocale di gran classe e influenze jazz che in un contesto di questo tipo risaltano ancora di più. Parlare poi di John Grant è davvero scomodo. Ogni volta trovare parole diverse per descrivere un artista straordinario, dalla profondità vocale pari a quella culturale, è praticamente impossibile. Dico solo che eseguire un brano dal titolo scottante come 'Grey Tickles, Black Pressure' in una chiesa è una mossa da numero uno.

Un salto veloce al Gaukurinn dove hanno spaccato, nel vero e proprio senso del termine gugusar e le Daughters of Reykavik. gugusar è la gemma nascosta della scena islandese e nel giro di un paio d'anni la troverete a livelli stratosferici. Il collettivo hip hop femminista, anticipato sul palco da Inspector Spacetime e BSÍ  - è garanzia di divertimento e trasgressione. In line-up troviamo nove donne agguerrite e di diversa estrazione, tutte accomunate dalla voglia di ballare e fare saltare per aria il pubblico a colpi di liriche letali.

BSÍ  non è solo la stazione di bus più famosa di Reykjavík ma anche un duo punk, appena tornato da un tour di supporto ai The Vaccines. Silla Thorarensen (batteria e voce) e Julius Pollux Rothlaender  (basso, chitarra e synth) spaziano con naturalezza dall'ìndie lo-fi al surf, dal kraut al pop più artigianale, nel nome della cultura DIY e del divertimento. Di sicuro chi non li conosceva sarà rimasto a bocca aperta e sarà corso a cercarli su internet, imbattendosi nel video di 'Vesturbæjar Beach'.

All''Iðnó è andata invece in scena una serata hip hop mica da ridere con Emmsjé Gauti, RED RIOT e Hipsumhaps ad anticipare lo show di Aron Can. Quest'ultimo non è più il ragazzino esploso nelle classifiche qualche anno fa, ma un artista poliedrico, molto commerciale ed in grado di attrarre le ragazze di tutto il mondo. Vedremo come se la caverà quando dovrà passare all'inglese. Le RED RIOT sono il nuovo progetto di Cell-7 e Hildur Kristín Stefánsdóttir e, nonostante il poco tempo a disposizione per stilare un giudizio completo, l'impressione è che tra groove e battute il grado di divertimento sia più elevato a dispetto delle liriche d'impegno a cui ci ha abituato la rapper di origini filippine.