Come è nato l’incontro tra un ragazzo danese ed uno australiano?
Ci siamo conosciuti su un tour bus. Aprivo per una band in cui Caspar suonava ovvero i Rumour Said Fire. Poco dopo sono nati i Palace Winter!

Vivete entrambi a Copenhagen adesso?
Sì viviamo e suoniamo insieme.

Qual era la vostra visione quando avete dato vita al progetto?
Abbiamo cominciato a scrivere canzoni nel marzo del 2014. Volevamo fondere i nostri due mondi musicali insieme ciòè l’amore per il synth pop più bizzarro di Caspar ed il mio background cantautoriale. L’idea era quella di divertirci e spingere la nostra proposta su territori più epici e cinematici.

Cosa significa il vostro nome? Immagino fosse piuttosto freddo su quel bus..
Proviene da un vecchio hotel di Menton, nel sud della Francia, dove ho trascorso un po’ di tempo nella scorsa estate. Abbiamo provato diversi nomi il modo che suonasse come il protagonista di un film di Wes Anderson: “i miei più cari saluti, Dr. Palace Winter”..

Come descriveresti il vostro stile a chi ancora non vi conosce?
Epic country-kraut.

Di solito come nascono le vostre canzoni? Partite da un riff o da una linea vocale?
Normalmente da un drum beat che troviamo interessante. A quel punto aggiungiamo degli accordi e una linea melodica e proseguiamo in quella direzione. Altre volte parte tutto da un’armonia vocale. Altre ancora è come estrarre un dente del giudizio. Troviamo il mistero del songwriting disgustoso e interessante.

Prova adesso a presentare l’ep ai nostri lettori con un breve track by track
‘Time Machine’ è la prima canzone che abbiamo scritto tanto che potresti definirla una “vintage” track. E’ sorretta da un grande beat e synth epici.
‘Woke In The Night’ è caratterizzata da un’atmosfera cinematica e una storia personale che concerne la morte.
‘Menton’ è sognante e ci spinge a continuare a correre.
‘New Ghost’ è un misterioso midtempo. Come una macchina che procede lentamente.
‘Stockholm’ è la tipica canzone folk messa nel microonde.

C’è un messaggio particolare dietro alle liriche?
Rappresentano un’espressione personale della condizione umana. Alcune delle nostre canzoni trattano temi specifici come la famiglia o il lavoro di tutti i giorni. Altre invece si muovono su territori sci-fi.

Perché avete scelto un titolo come ‘Medication’?
Ci sono un paio di motivi. Intanto è un termine che suona bene. La nostra copertina è una sorta di pseudo-realtà. Una scena suburbana apparentemente normale vista attraverso gli occhi di qualcuno che è stato medicato. Un altro motivo è che ci piace l’idea che la nostra musica sia una sorta di cura per l’ascoltatore.

Di chi è lo scatto in copertina?
Lo abbiamo trovato online e abbiamo chiesto gentilmente di poterlo utilizzare come copertina al fotografo che si chiama Robert Couse-Baker.

Dove si sono svolte le registrazioni dell’ep?
Al Pinligtavshed Studio di Caspar a Copenhagen. Si è occupato lui stesso del mixaggio e della masterizzazione.

Vi siete ispirati a qualche album in particolare in termini di produzione?
Tra gli altri ci siamo ispirati a Here We Go Magic, !!!, John Grant, Elliott Smith e Interpol.

Puoi fornirci degli aggiornamenti su My Heart Is Brave e Sinking Ships?
I Sinking Ships si sono sciolti all’inizio dell’anno a causa degli impegni dei vari membri tra lavoro e figli. I My Heart Is Brave hanno delle nuove canzoni che verranno pubblicate in futuro.

Quali sono i vostri piani adesso?
Stiamo ultimando il nostro primo full lenght che uscirà sempre per Tambourhinoceros. Siamo eccitati di come suona il nuovo materiale e non vediamo l’ora di farvelo ascoltare. A dicembre suoneremo a Londra e poi organizzeremo qualcosa per il prossimo anno. Speriamo di riuscire a fissare qualche data anche nel vostro paese. Ricordo le strade di Catania e quanto mi ispiravano i mercati pieni di gente e le calde notti della città.

(parole di Carl Coleman)