In fase di presentazione Tuomas Holopainen ha sottolineato come ‘Decades’ non sia proprio un best-of quanto una raccolta di tracce essenziali nella discografia della band finlandese. Di sicuro non cambia molto e per buona parte di chi legge la presente release non aggiungerà niente di nuovo e verrà esclusivamente presa come pretesto per riaccendere l’annosa discussione sull’importanza delle differenti ere del gruppo legate ai passaggi di microfono. In tanti ancora rimpiangono Tarja Turunen (‘End Of All Hope’, ‘The Kinslayer’ e ‘Sacrament Of Wilderness’), altri hanno invece apprezzato le fasi successive con Anette Olzon e Floor Jansen (‘Amarant’, ‘The Greatest Show On Earth’ e ‘Storytime’). Semmai permetterà agli autori di ‘Endless Forms Most Beautiful’ di dedicarsi a qualche progetto parallelo – in uscita il debutto degli Auri che vedono protagonista la moglie del leader e i Northwand dell’ex After Forever e Jørn Viggo Lofstad dei Pagan’s Mind - e prendersi il tempo necessario in vista del prossimo lavoro in studio. L’aspetto che per qualcuno avrà dell’incredibile e che quella dei Nightwish è ormai una multinazionale, con impegni live e promozionali già fissati per quattro-cinque anni ed un riscontro di vendite che supera quello di tanti nomi mainstream che leggiamo più nelle riviste di moda che in quelle di musica. Un successo senza precedenti di fronte al quale è difficile obiettare.