01. A Monolithic Vulgarity 02. Gleamer 03. Fault Lines 04. Nostalgic Echo 05. Teledildonics 06. Iceblocks 07. Rise to Midden
Songs
01. A Monolithic Vulgarity 02. Gleamer 03. Fault Lines 04. Nostalgic Echo 05. Teledildonics 06. Iceblocks 07. Rise to Midden
L’ep ‘Null’ ci aveva aperto gli occhi su una delle rivelazioni assolute dello scorso anno ma pur essendo sicuri di non esserci sbagliati mancava ancora qualcosa. Come spesso accade in quei casi il passo decisivo da compiere per confermare le proprie doti e convincere un intero universo alternativo in trepidante attesa è quello del full lenght. Prova passata col massimo dei voti per gli Intronaut che si innalzano tra le novità più originali e tecnicamente preparate che abbiamo ascoltato negli ultimi mesi. Un disco che si erge in tutta la sua fierezza tra sperimentazioni corrosive e deliri ‘marsvoltiani’ riletti con l’occhio lucido e sadico di gruppi come Isis o Neurosis. Dall’iniziale ‘A Monolithic Vulgarity’ a ‘Rise To Midden’ il poderoso incedere di ‘Void’ ci propone una dopo l’altra tutte le immense potenzialità ancora non del tutto espresse di una band che pare porsi l’unico limite in una disperazione lirica a tratti agghiacciante. Atmosfere che perdurano lo stato di follia psicotica generato da chitarre distorte assassine e vorticosi giri ritmici in preda a sintomi maniaco-ossessivi. Gli Intronaut proseguono per il loro cammino non sostando mai sullo stesso piano visivo-sonoro precedente ma muovendosi come un monolite inarrestabile e del quale risulta davvero difficile catturare l’essenza.
2006 - Void 2008 - Prehistoricism 2010 - Valley of Smoke 2013 - Habitual Levitations (Instilling Words with Tones) 2015 - The Direction of Last Things 2020 - Fluid Existential Inversions