‘Holy Hell’ non è il miglior album del gruppo originario di Brighton ma sa colpire al volto al momento giusto e dopo la scomparsa, a causa di un terribile cancro, di Tom Searle è la mazzata di cui avevamo bisogno un po' tutti. Per risorgere dalla tragedia, gli Architects hanno cercato di fondere il messaggio sociale-ambientale e la sinfonia di potenza e violenza che hanno caratterizzato masterpiece quali ‘Hollow Crown’ e ‘Lost Forever // Lost Together’ in un album dalle sfumature più cupe rispetto al precedente ‘All Our Gods Have Abandoned Us’. Il titolo poi richiama una forte spiritualità che era già emersa in passato. L’ingresso in line-up di Josh Middleton dei Sylosis è probabilmente alla base di alcuni riferimenti palesi a Meshuggah e Gojira, oltre all’influenza classica dei Converge, ma questo non inficia affatto la personalità dei musicisti in questione ed è sufficiente ascoltare i singoli ‘Hereafter’, ‘Royal Beggars’ e ‘Doomsday’ per rendersene conto. Sam Carter esplode la sua rabbia fin dall’iniziale ‘Death Is Not Defeat’ e pure ‘Mortal After All’ e la title track sono due martellate metalcore niente male. Di sicuro ‘Holy Hell’ non deluderà i fan di vecchia data e sarà sempre un piacere essere presi a schiaffi dal vivo.