Mettersi alle spalle un progetto come ‘Nulla È Andato Perso’ non deve essere stato semplice per il musicista e produttore che ha legato la sua fama a Litfiba, CCCP, CSI e Marlene Kuntz eppure anche stavolta è riuscito a sorprendere e meravigliare. ‘Alone’ è il risultato dell’ingegno e della passione, un percorso sonoro unico e senza fine, articolato in quattro volumi ai quali si aggiungerà un volume zero, riservato ai soli abbonati. Un album perpetuo, impreziosito dalle illustrazioni di Marco Cazzato e dai racconti visionari di Mirco Salvadori, un album che rafforza l’unione di intenti con Contempo Records, che di recente ha pubblicato pure i magnifici ‘Sonata A Kreuzberg’, ‘I Soviet + L’Elettricità’ e ‘Andrea Chimenti Canta David Bowie’. Il primo aspetto che va sottolineato nell’analisi del materiale è la capacità di trasmettere sul serio un senso di infinito, di abbattimento di barriere e sperimentazione, però mai astratta o fine a sé stessa. Gianni Maroccolo celebra l’infinito ma, sebbene scorrendo ‘Tundra’ la memoria possa andare a versi “come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando..”, il suo concetto di infinito non è leopardiano. La sua avventura musicale, tanto ambiziosa quanto radicale, è legata a valori classici e costringe a rispolverare i vecchi vinili di psichedelia, prog e kraut rock ma allo stesso tempo suona moderna, guarda al futuro e pone in contrasto una spaventosa concretezza artistica al desiderio di non curarsi della materialità delle cose. Un secondo aspetto che merita di essere approfondito di questo capolavoro è legato al titolo. ‘Alone’ farebbe pensare ad un musicista che, nelle ore più cupe del giorno, siede in studio e in solitaria estasi cerca l’ispirazione. Farebbe pensare ad un progetto chiuso all’esterno e del tutto elitario. Al contrario le presenti sei tracce sono illuminate da numerose collaborazioni che innalzano il livello qualitativo dell’opera. Quando partono le note ruvide e grasse di ‘Cuspide’ è inevitabile correre con la mente al Teatro Alfieri di Firenze allorché, nel lungo assolo conclusivo, dalle ampie distorsioni emersero le linee melodiche alla base della storia del rock italiano. Segue ‘Tundra’, una suite di diciassette minuti, cosmica e sonica come piace tanto a Cristiano Godano, esaltata dalle manipolazioni di Iosonouncane. ‘l’Altrove’, traccia nutrita di fervore induista, vede alla prova Edda (indimenticabile timbro dei Ritmo Tribale) e Beppe Brotto (capace di elevare l’afflato spirituale del pezzo con sitar e esraj) mentre in ‘Sincaro’, marcata a fuoco dalle voci di Mercedes Pintore e Luca Swanz Andriolo, si percepisce la medesima vena cinematica dei Deproducers. Cinquanta minuti in cui aleggia il ricordo di Claudio Rocchi e che si aprono a qualcosa di inatteso e glorioso attraverso ‘Alone to be continued’, un inno a Neu! e Pink Floyd. Tra sei mesi ne sapremo di più ma fin da adesso tribalismi e fughe strumentali tradiscono la brama di scoprire qualcosa di nuovo e farlo proprio, con coraggio e innata lungimiranza. Un viaggio fantastico che spinge ad acquistare la copia fisica, a visitare i pochi negozi rimasti e ritrovare un rapporto con la musica che purtroppo è andato smarrendosi.