Se c’è una certezza in ambito metalcore questa è la formazione originaria di Boston che in vent’anni di attività ha portato a segno sette colpi importanti, contribuendo in maniera determinante all’evoluzione ed alla consacrazione del genere. Quando poi Buz McGrath e Ken Susi decidono di abbassare le accordature e rendere il proprio guitar work ancora più aggressivo – come non sentire gli Slipknot in ‘Survivalist’ e ‘Hard Lines Downfall’ - allora non ce n’è davvero per nessuno. Alla stesura del materiale hanno partecipato anche Daniel Laskiewicz dei The Acacia Strain, Adam Dutkiewicz dei Killswitch Engage e Will Putney, produttore tra gli altri di Thy Art Is Murder e Every Time I Die, per dieci tracce possenti e catartiche che non lasciano possibilità di reazione. Rispetto al precedente ‘Watchers Of Rule’, la band ha mantenuto un certo profilo classic metal recuperando però le velleità violente e la scelleratezza degli esordi. In diversi episodi tornano infatti le atmosfere cupe di ‘The Stings Of Conscience’ e ‘The Oncoming Storm’ e il cantato gutturale di Trevor Phipps “guarda” molto a frontman come Anders Fridén e Tomi Joutsen. L’esplosiva opener ‘Incinerate’, le maligne ‘Cultivation Of Infection’ e ‘No Reprisal’ e la conclusiva ‘One With The Sun’, che avrebbe potuto benissimo essere su ‘Wrath’ o ‘Resolution’ dei Lamb Of God, sono altri momenti imperdibili di un full lenght che non cambierà la storia del metalcore ma che difficilmente riuscirete a togliere dal vostro stereo. In termini di epicità, potenza, attitudine live e corpo compositivo, gli Unearth hanno pochi eguali.