A quattro anni di distanza dall’ottimo ‘Anthropocene’, i bergamaschi si battono per l’ambiente e spingono forte sull’italiano, in controtendenza con tanti colleghi che di recente hanno tentato di abbattere ancora di più i confini che la rete ha già demolito (‘World Wide Web’ e ‘Generation Interdict’), e danno alle stampe nove nuove tracce, tra cui la strumentale iniziale ‘Wounded Knee’, più la reprise di ‘Angel’ dei The Danse Society, storico gruppo post-punk inglese degli anni ‘80 ancora in attività. ‘La Vendetta Nel Bosco’ e ‘Religionestinzione’ sono il simbolo di un songwriting che poggia su basi thrash – su tutti Metallica, Overkill e Testament – ma che non disdegna divagazioni nel progressive. Immaginate quindi una sorta di mix tra In.Si.Dia e S.N.P., giusto per citare due icone della scena underground di casa nostra, con qualche retaggio prog rock anni ‘70. Non sorprende la performance di Marco Lippe (ex-Twenty Four Hours e Solar Flares), da tempo tra i migliori batteristi italiani (‘Genativocidio’ nel cantato ricorda la Strana Officina e propone un paio di stacchi ritmici fenomenali), mentre sorprende l’efficacia della line-up totalmente rinnovata con l’ingresso dei chitarristi Roberto Bellina e Edoardo Pirola e del bassista Daniele Cusumano. Tutto gira a meraviglia, come se i Nirnaeth non avessero cambiato nulla dall’inizio della loro avventura, e la traccia che dà il titolo al lavoro, immesso sul mercato con un artwork che più old school non si può, serra le fila con sei minuti e mezzo di spessore assoluto.