Nel corso degli anni l‘approccio compositivo di Stéphane “Neige” Paut è mutato radicalmente, a tratti avvicinandolo a derive post-rock e neo-progressive (Lantlôs, Les Discrets, Anathema...) ed in altri frangenti contribuendo a definire in maniera ancora più specifica e minuziosa il termine blackgaze. Al di là delle descrizioni di mestiere o degli aggettivi trionfi, ‘Spiritual Instinct’ è un album costruito per dare meno punti di riferimento e durare nel tempo e questo senso di immortalità è trasmesso pure dall’artwork, in cui appare una sfinge. ‘Le Jardins De Minuit’ serve per introdurre l’ascoltatore in uno scenario atmosferico decadente, tra sovrapposizioni vocali e lievi armonie chitarristiche, nel quale i riverberi sognanti di ‘Kodama’, album poco coraggioso e per il sottoscritto alquanto deludente, trovano il loro spazio naturale al cospetto della forza spirituale della Luna. ‘Protection’ e ‘Sapphire’ sono nettamente le tracce migliori e dimostrano una ulteriore evoluzione del songwriting del leader, sempre affiancato dal batterista Jean “Winterhalter” Deflandre, che ha messo da parte i personali omaggi ai Pink Floyd per rendere più essenziale e concreto il proprio messaggio. ‘L'Ile des Morts’, ispirata al dipinto del simbolista Arnold Böcklin, è l’episodio più prog del lotto e Benoit Roux ha mantenuto i suoni in bilico tra l’organicità degli esordi e la pulizia di ‘Shelter’, tuttora l’apice degli Alcest. Resta da capire quanto l’istinto spirituale, metafisico e catchy dei transalpini riuscirà a dilatarsi ed irrobustirsi dal vivo ma di sicuro il passaggio da Prophecy Productions a Nuclear Blast è sinonimo di crescita.