Le libellule hanno un capo molto voluminoso, gli occhi composti da uno svariato numero di ommatidi ed antenne relativamente corte; le due ali sono allungate e membranose, spesso a colori vivaci. Quei colori e la delicatezza del volo hanno reso le libellule simbolo di libertà, equilibrio e mutazione. L’autore ne ha scelta una, illustrata in maniera spettacolare da Marco Cazzato, per parlare della violenza contro donne e bambini, per tradurre in musica il desiderio di fuggire, di liberarsi nell’aria dopo il troppo tempo trascorso in palude. Non spesso, ma comunque con una certa frequenza, genitori e professori consigliano di leggere un buon libro. Stessa cosa andrebbe fatta col disco perpetuo di Gianni Maroccolo, che continua a sorprendere e regalare emozioni, avvalendosi anche stavolta dei racconti immaginifici di Mirco Salvadori. Gli ospiti di questo terzo volume sono Luca Swanz Andriolo e Nina Maroccolo, anima recitativa di ‘Storia Di Loletta’. “Non possiedo nome eppure m’invadono tutti” declama e così facendo evoca tutta una serie di apparenti contrasti, sillogismi ed impulsi. Un disco che dona molto all’ascoltatore ed ugualmente pretende. Un disco che non concede punti di riferimento, appigli o generalizzazioni, praticamente impossibile da classificare e perciò di infinita bellezza. Come i primi due capitoli, anche il terzo volume comincia e finisce da qualche parte, si attorciglia, si contorce, si aggrappa all’anima di chi si avvicina e lo stringe forte tra le mani. Un disco che restituisce suoni sordi ed atmosfere plumbee quando ci si attende un ritornello da memorizzare facilmente e che si dilata improvvisamente, tra ambient e post-rock, quando si crede di aver capito tutto della sua essenza. La poesia che ci riporta con la mente alla nostra infanzia viene seguita da ‘The Slash’, ipnotico crescendo di note di basso, synth e sussurri. Oltre ventuno minuti che segnano una ulteriore evoluzione del concept secondo cui è stato sognato e realizzato ‘Alone’. Solo ma capace di farsi ascoltare da tantissimi, unico nel suo stile eppure umile come l’ultimo dei musicisti vecchia maniera, ancorato a valori datati ma molto piu’ moderno e lungimirante di buona parte dei colleghi. Gianni Maroccolo procede spedito nella sua avventura musicale e decide di chiudere la scaletta con ‘Catene’, scritta pensando a Philip Glass ed ai legami che ci impediscono di andare avanti. È questo il vero capolavoro di ‘Alone Vol. 3’, un brano subliminale e letale per la materia cerebrale, che rapisce l’attenzione e la guida in una direzione dalla quale è impossibile tornare indietro. Nella seconda facciata del vinile troverete difatti tutto quello per cui il viaggio è stato intrapreso, un background impressionante di informazioni, talento, crescita professionale e abilità nel guardare avanti. Uno specchio nel quale riflettere gli errori ed i rimpianti di un altro anno buttato al vento. Un anno in cui Gianni Maroccolo ci ha donato, oltre al codice genetico dei Deproducers, altri due capitoli monumentali di una discografia che chiunque dovrebbe invidiare.