Il consiglio che mi permetto di darvi su questo bellissimo lavoro, presentato nel migliore dei modi dall’avvincente copertina realizzata da Ani Artworks, è di non ascoltarlo pensando a Skyharbor e TesseracT ovvero le formazioni che hanno messo in luce il talento del cantante inglese. Questo non solo perché il materiale è molto lontano dal djent e dal prog metal – tanto per dire l’iniziale ‘Saved’ si muove a metà tra Depeche Mode e Linkin Park - ma soprattutto perché il cantante ha voluto sperimentare il più possibile, senza porsi alcun limite, e confinarlo in un territorio sonoro specifico sarebbe stupido e controproducente. Chi conosce White Moth Black Butterfly e Zeta non rimarrà sorpreso da alcune soluzioni ma nel complesso ci troviamo di fronte ad un album coraggioso e rivoluzionario, anche per i canoni dell’etichetta che ha dato alle stampe ‘Polaris’ e ‘Sonder’. La passione per l’alternative rock, l’elettronica ed il pop mainstream, oltre al desiderio di sperimentare a livello vocale, ha spinto il frontman a misurarsi in versione solista, ottenendo fin da subito eccellenti risultati. Le canzoni scritte con Eddie Head (Haji's Kitchen) sono state remixate da amici come Randy Slaugh (Periphery), Acle Kahney, Paul Ortiz e Dmitry Stepanov e tale processo ha reso ancora più chiara la visione alla base dell’album. In alcuni passaggi prevale un’anima industrial, in altri i suoni sono liquidi e cinematici ed in generale il cantato arioso contrasta con atmosfere oscure e claustrofobiche. In ‘Castles’ troverete un album ispirato all'arco di relazioni: tragici errori, giudizi errati sulle persone ed un amore vincente e appassionato. Un album che farete fatica a togliere dallo stereo perché capace di dare dipendenza.