Di solito non recensisco mai un disco a caldo e so già che mi pentirò. Non appena arrivato in redazione, l’ho messo nel lettore cd e ho alzato il volume. Le parole che leggerete sono state scritte a getto e con un filo di commozione, perché ‘Project Regeneration Vol. 1’ avrà pure dei difetti ma è spaventoso nel riportare indietro nel tempo e ricreare le atmosfere che avevano reso unico il sound degli Static-X. Ricordo come fosse ora quando i Korn li inserirono nel sampler dell’edizione limitata di ‘Follow The Leader’ - assieme tra gli altri a Limp Bizkit, Incubus, Orgy, Kid Rock e varie realtà underground quali Ultraspank, Psycore e Kidneythieves – lanciando ‘Push It’ su tutte le radio rock e metal della West Coast. Ricordo bene quando uscì ‘Winsconsin Death Trip’ e la comunità nu metal si trovò ad affrontare un corrosivo mix tra industrial e alternative metal, che prendeva spunto dai masterpiece di Ministry e Nine Inch Nails ma anche dai gruppi che andavano per la maggiore in quel periodo ovvero Korn, Deftones, Slipknot e così via. Ricordo bene anche quando conobbi per la prima volta Wayne, un ragazzo super sotto tutti i punti di vista: intelligente, talentuoso, pieno di vita e molto più dolce di quanto potesse apparire dall’esterno. Nel corso degli anni, ha saputo difendere la sua creatura dal declino dei trend, dallo scandalo e dalla successiva carcerazione di Tripp Eisen, mantenendo la proposta originale e lesiva per tutti i suoi seguaci. La sua scomparsa mi ha provocato dolore, più di tante altre, forse perché mi è capitato di passare certi momenti o semplicemente perché inaspettata e troppo precoce. Quando Tony Campos, Ken Jay e Koichi Fukuda – ovvero il resto della line-up originale – hanno annunciato l’intenzione di registrare nuovo materiale a partire da vecchie parti vocali di Wayne, sono stato il primo ad avere perplessità. Eppure sono sufficienti pochi secondi di questo disco per tornare ad immergersi nelle atmosfere di ‘Machine’, ‘Start A War’ o ‘Cannibal’. Xer0, il nuovo misterioso frontman da molti indicato come Edsel Dope, e Ulrich Wild, lo storico producer della band, hanno contribuito a rendere moderne le canzoni, ma tutti gli Static-X hanno dimostrato il proprio valore manipolando del materiale di vecchia data potendo solo aggiungere qualcosa ma non certo modificare i demo registrati dal compianto leader. Non a caso lo hanno definito un esperimento umano e, al di là delle congetture che potranno emergere sulla possibile speculazione commerciale, la scaletta scorre che è un piacere. In attesa del secondo volume, sul quale ancora non c’è chiarezza, ‘Hollow’, ‘Terminator Oscillator’ e ‘All These Years’ meritano di essere collocati in qualsiasi playlist dei californiani e ciò non è affatto poco.