La morte di un eroe riafferma gli irlandesi come una delle migliori espressioni rock moderne, sia per il loro impatto live, facilmente percepibile ascoltando i loro lavori in studio, sia per la capacità di fondere attitudine da strada e liriche dal peso specifico importante. Tra Fall, Stone Roses, brit pop, post-punk e libri di Brendan Behan, gli autori di ‘Dogrel’ hanno evoluto il proprio sound e superato la pandemia con una manciata di tracce scritte durante il lungo tour precedente, che li ha visti protagonisti di una straordinaria esibizione ad Iceland Airwaves. Se in passato Grian Chatten narrava la decadenza di Dublino attraverso una serie di luoghi e personaggi singolari, adesso il concept è sulla condizione umana in generale e di conseguenza i collegamenti con ciò che sta accadendo nel mondo ancora più forti. La sensibilità ed il talento del frontman sono innegabili come il fatto che le chitarre abbiano sempre un qualcosa in più rispetto a quelle di buona parte della concorrenza, non solo nella comunità anglosassone. ‘I Don’t Belong’ e ‘Televised Mind’ sono tracce che conferma quanto di buono avevamo espresso in occasione del debutto discografico, ‘Oh Such A Spring’ cita gli Smiths, ‘I Was Not Born’ l’Iggy Pop di Berlino mentre ‘You Said’ e ‘Living In America’ potrebbero benissimo stare su un disco dei Pearl Jam. Un approccio eclettico e pungente e non solo un bel faccino da spendere nei video.