Ormai è certo! Ogni cosa che tocca e canta Iacopo Meille si trasforma in oro. Prima i Mantra, poi i The General Stratocuster ed ora i Damn Freaks, veterani della scena toscana che con “Love In Stereo” riescono a sintetizzare al meglio cosa significhi suonare rock in maniera pura e mai banale. Questo disco ha al suo interno undici canzoni che rimandano indietro con la mente agli anni ottanta ed alla decade precedente senza mai avere al proprio interno delle perdite di tono. Si può trovare di tutto qui dentro con Meille che fa da grande cerimoniere con la sua voce che, con il passare del tempo, diventa sempre più bella ed avvincente, come se in lui si fosse inserito in modo stabile lo spirito di Glenn Hughes. Ci sono riferimenti ai Dokken in “I’M Not Your Enemy”, così come “Scream & Shout” è un brano che non può non riportare indietro con la mente a quanto fatto da Ozzy Osbourne in “No Rest For The Wicked”. In alcuni casi, invece, sembra che i musicisti italiani ci vogliano riportare indietro con il pensiero a quella Los Angeles che negli anni d’oro era un crogiuolo di band che avrebbero poi infiammato la scena hard & heavy. “Life’S Too Short To Feel Old” sembra qualcosa in cui si incrociano i primi Poison con i Ratt di “Dancing Undercover” e questo fa capire come non ci si possa annoiare all’interno di un album che verso la fine contiene due perle assolute come “Kiss My Ass” e “Stranger To Your Touch” che avrebbero tutto per potere avere passaggi radiofonici e video in heavy rotation se solo fossero state scritte negli anni d’oro. Ed è proprio questa la bellezza di questo platter, ovvero che ci sono brani che, sebbene abbiano influenze più o meno chiare, riescono a stare in piedi in modo granitico grazie all’abilità di chi ha saputo scriverle e cucirle addosso alla voce di un cantante come Meille che in Italia andrebbe scoperto dal grandissimo pubblico, troppo coinvolto, purtroppo, a dare credito a fenomeni da baraccone che hanno un centesimo del suo immenso talento. Un’ultima citazione va fatta su “Requiem”, il cui arpeggio iniziale di chitarra riporta a “Bleed The Freak” degli Alice In Chains, che è di gran lunga la traccia più particolare del disco, vista la sua cupezza iniziale che poi si trasforma in purissima energia che non può non coinvolgere chi l’ascolta. Alla fine dei conti “Love In Stereo” è uno degli episodi migliori di questo 2020. Per chi ama il rock con la R maiuscola, questo disco va comprato senza alcun tipo di remora.