Dopo il deludente ‘Dim Days Of Dolor’, Morten Veland ha capito che avrebbe dovuto cambiare qualcosa nella proposta della sua band e, prima con ‘Arcane Astral Aeons’ e adesso con ‘Riddles, Ruins & Revelations’ ha svoltato verso una direzione decisamente più oscura. Non so quanto questo nuovo sound possa permettere all’ex Tristania di guadagnare posizioni nelle gerarchie del symphonic metal, ma senza dubbio queste undici canzoni sono il risultato di una sforzo compositivo importante e ne confermano la statura internazionale, sia come cantante e chitarrista e sia come produttore. ‘Towards An Early Grave’ e l’accoppiata formata da ‘Passing Seasons’ e ‘We Come To Ruins’ danno la misura di un’evoluzione sonora che passa da un utilizzo diverso dell’elettronica – a tratti le atmosfere mi hanno riportato alla mente gli In Strict Confidence di Dennis Ostermann - e di conseguenza da spazi nuovi per il mezzo soprano Emmanuelle Zoldan, che emerge in tutta la sua bravura. L’iniziale ‘Addiction No. 1’ cita gli Amaranthe ed i Beyond The Black, mentre ‘Downwards Spiral’ e la cover di ‘Voyage Voyage’ dei Desireless si rivelano un omaggio nemmeno troppo celato alla synthwave degli anni ottanta. Un felice ritorno in attesa di tempi migliori.