Attendevo con ansia il nuovo lavoro in studio della formazione originaria di County Wicklow perché mai come in questo momento c’era bisogno di un disco che ci spingesse lontano dalla realtà opprimente di tutti i giorni ma allo stesso tempo che rispondesse alle esigenze di concretezza di cui un po’ tutti sentiamo la necessità. Il successore di ‘Epitaph’ non è solamente un altro monumentale disco di post-rock, destinato a settare gli standard qualitativi per gli anni a venire, ma un’opera d’arte a tutti gli effetti. La musica è solo una parte, importante per carità, di un prodotto capace di estendere il proprio profilo su territori artistici differenti. É sufficiente ammirare i videoclip di ‘Adrift’ e ‘Burial’ per capirlo. Per certi versi ‘Ghost Tapes #10’ può essere considerato una via di mezzo tra ‘Origins’ e ‘Epitaph’ ma identificare riferimenti precisi in tal senso è molto difficile, proprio perché il gruppo guidato da Torsten Kinsella riesce sempre a distinguersi per la sua visione elitaria. Inutile provarci, non ascolterete nulla del genere in circolazione. I suddetti singoli segnano un ritorno alle origini – quei mitici ‘The End Of The Beginning’ e ‘All Is Violent, All Is Bright’ non hanno mai smarrito la loro magica influenza sul genere - con chitarre e synth potenti e squarci melodici che si aprono all’improvviso. ‘Fade’ potrebbe essere tranquillamente nella colonna sonora di ‘L’attacco dei Giganti’, Jamie Dean è di nuovo al suo posto e l’impatto dei synth è fortissimo. In ‘Barren Trees’ il contributo di Jimmy Scanlan è altrettanto importante mentre, per staccare un po’ dopo lunghe progressioni violente, il violoncello di Jo Quail spezza in due la mistica ‘Luminous Waves’. Nel complesso le chitarre sono leggermente meno fredde rispetto al passato ed il mixaggio, sulla falsa riga di quanto proposto dai The Ocean con ‘Phanerozoic II: Mesozoic / Cenozoic’, è sensazionale. La sfida a distanza con i Mogwai, che hanno appena presentato in maniera formidabile il nuovo album ‘As The Love Continues’, è lanciata.