Innamorato perdutamente di 'Ecstatic Computation', mi sono imbattuto in queste cinque tracce composte in una lunga notte trascorsa a sperimentare su un limitato numero di macchinari analogici. Ascoltandole, ormai per mesi, ho capito il motivo per cui questa artista straordinaria riesce a trasportarmi in un'altra dimensione e spingermi a livelli di ricerca sonora che io stesso definirei impensabili. Sapevo già che era speciale. Il suo talento, la sua capacità di porsi in maniera trasversale a qualsiasi genere o moda, la sua abilità nel destreggiarsi tra il concetto di minimalismo ed un intrattenimento basato su moduli empirici, che farebbero più pensare ad un laboratorio invece che ad un locale da concerti. Ero consapevole di tutto ciò, ma mi mancava qualcosa. Chiudendo gli occhi, tentando di scoprire come il corpo e la mente reagiscono a certe atmosfere e suoni specifici, soprattutto lasciando che tracce quali 'After Finitude', 'Noctuary' e 'Vibrational Prison' mi portassero lontano, ho compreso finalmente che l'errore più grande da commettere, quando si prova a definire la meravigliosa arte di Caterina Barbieri, non è altro che collocarla in un settore specifico, limitarla e sforzarsi di trovare termini per legarla ad alcuni archetipi. La sua bellezza è fuori dal comune, il suo approccio unico e non a caso è ormai un punto di riferimento assoluto della scena elettronica internazionale. Per Caterina vale un po' quello che provo per Isabella Santacroce, la sola scrittrice italiana che vale la pena leggere dall'inizio alla fine. Misurarsi con lei è impossibile. Troverà termini più adulti per colorare di oscuro le sue storie e 'Noctuary – Early Synthesis Works' funziona allo stesso modo. Pur non essendo il risultato di un percorso concettuale come 'Patterns Of Consciousness' e 'Estatic Computation', basato su sottrazioni di note e complesse tecniche di sequencing, per certi versi è ancora più adatto a conoscere a fondo l'esplorazione di temi relativi all'intelligenza artificiale ed alla percezione orientata agli oggetti sonori. Un'estasi elettronica che mi ha arricchito dentro e permette di viaggiare come nei sogni digitali più avveniristici.