La depressione scaturita dalla mancata realizzazione, per il secondo anno di fila, di Iceland Airwaves, viene in parte attenuata dall'uscita di un altro meraviglioso capitolo della discografia di questa artista islandese per la quale si sprecano sul serio gli aggettivi. La poesia che traspare da ogni nota del successore di 'Endless Summer' è qualcosa di assolutamente inconcepibile nella realtà dell'industria musicale di oggi. Personalmente ho avuto la fortuna di vedere Sóley Stefánsdóttir esibirsi in tutte le forme possibili - dalle sale jazz al KEX, dai grandi palchi ai piccoli locali del centro di Reykjavík, da sola davanti a qualche synth, al pianoforte oppure con i Seabear oppure i Team Dreams – e di conseguenza non mi sorprende affatto che, dopo peraltro averci trasportato in un'altra dimensione con i due volumi di 'Harmonik', abbia nuovamente cambiato suono. In rete ho letto 'Mother Melancholia' associato al termine chamber doom, in tanti lo spingeranno ai vertici del post-rock della terra del ghiaccio e del fuoco (il suono dell'oceano e di una catastrofe imminente nella strepitosa 'Elegia'), altri non mancheranno di sottolineare l'approccio pop, sporcato di ruvida classicità, o continueranno ad inserirla nel filone indie folk o cantautoriale, nonostante l'incedere marziale e lugubre dei beat. La verità è Sóley non può essere classificata. La sua magia non ha nome. Non può essere spiegata se non con lacrime di commozione al cospetto di un talento che non ha precedenti. Più il suo viaggio è oscuro e più le melodie si fanno eterne. Analizzare i singoli episodi non ha troppo senso visto che l'album è perfetto nella sua totalità ma è doveroso parlare di un argomento importante come quello trattato da 'Sunrise Skulls', promossa col bellissimo video di Samantha Shay e ispirata ai movimenti #MeToo e SlutWalk. Un fervore cinematico che si percepisce fortissimo anche in 'Blows Up' mentre 'Desert' e 'In Heaven' ci riconciliano con una voce che in pochi possono vantare di possedere. Un theremin, un vecchio moog, il violoncello ed il mellotron, le pellicole di David Lynch e Gus Van Sant, l'immaginario di Nosferatu e ballate dark come 'Sundown'. Un'opera d'arte assoluta che non può mancare nella vostra collezione e che saprà distrarci dal periodo oppressivo che stiamo vivendo, con la naturalezza e la leggerezza di chi possiede un dono particolare.