La storia del metal contemporaneo non può ormai prescindere da un gruppo che ha davvero saputo accompagnare i propri fan, sia quelli di vecchia data legati agli albori del death sia quelli più nuovi innamorati della veste progressive delle canzoni più recenti, in un viaggio sonoro di rara bellezza e unicità. Siamo a ripeterci, ma da quando Tomi Joutsen ha preso il posto di Pasi Koskinen, la discografia degli Amorphis, costruita sulle liriche ispirate al Kalevala dello storico collaboratore Pekka Kainulainen, è tornata a brillare e, uno dopo l’altro con impressionante regolarità, sono usciti nei negozi dischi di valore eccelso come ‘Silent Waters’, ‘Skyforger’ o ‘Circle’. Dopo due lavori oscuri del calibro di ‘Under The Red Cloud’ e ‘Queen Of Time’, la copertina di Valnoir è chiamata ad introdurre a meraviglia una scaletta che tende a recuperare ciascuno dei passaggi mirabili in carriera ma allo stesso tempo propone una produzione aggiornata e curata nei dettagli assieme a Jens Bogren (Dimmu Borgir, Opeth). La familiarità di quest’ultimo col materiale composto da Esa Holopainen, Tomi Koivusaari e Santeri Kallio è tale da poterlo quasi ritenere una sorta di settimo membro della band, che con tracce come ‘Northwards’ e ‘A New Land’ prosegue il discorso artistico interrotto quattro anni orsono e con altre quali ‘On The Dark Waters’, caratterizzata da divagazioni strumentali al limite del jazz, e ‘When The Gods Came’, dominata da una tastiera maestosa, offre all’ascoltatore sperimentazioni di livello superbo. ‘The Moon’ si rivela fondamentalmente un pezzo hard rock anni ‘80 esaltato da una delle migliori voci del panorama attuale mentre ‘Windmane’ e ‘The Wolf’ sono due episodi tirati che non faticheranno a trovare posto nelle setlist dal vivo. Strepitose anche ‘Seven Roads Come Together’, la title track e la conclusiva ‘My Name Is Night’, impreziosita dal cantato di Petronella Nettermalm dei Paatos. Ritengo assurdo e disdicevole stilare paragoni o classifiche, ma una cosa è certa ovvero che gli Amorphis sono riusciti a superarsi di nuovo e Atomic Fire Records, con loro ed i Meshuggah, non poteva avviare al meglio la propria avventura. Un inizio macabro ma irresistibile, considerato che lo stesso Kainulainen ha affermato di aver avuto l’idea di invertire la direzione del torrente Tuonela, cominciando a scrivere dal momento della morte.