Manuel Gagneux è un musicista di origini elvetiche che una decina di anni fa, al termine di un’esperienza totalmente diversa come Birdmask, ha pensato di dedicare la propria vita all’avantgarde-metal e nello specifico ad un ibrido tra black metal, o post-black metal che dir si voglia, e spiritual. La sua versatilità ed un approccio compositivo non lontano dal jazz hanno fatto breccia nella comunità metal accrescendo la consapevolezza dei propri mezzi, tanto che questo nuovo lavoro, il più lungo e rabbioso, pare volere inaugurare una nuova era. Il limite di certa musica rimane sempre la trasportabilità dal vivo, anche se ‘Live In London’ ha cercato di convincere anche i più scettici in tal senso, ma nella scaletta mixata da Will Putney (Fit For An Autopsy, Great American Ghost) non troverete momenti di stanca o poco ispirati. ‘Death To The Holy’ e ‘Feed The Machine’ sono probabilmente gli apici di un lavoro complesso e ambizioso, che va ascoltato a fondo per potere cogliere tutte le sfumature e che comunque segna progressi significativi dopo ‘Strange Fruit’.