I polacchi non guardano in faccia a nessuno e danno alle stampe un album technical death che potrebbe sul serio segnare l’inizio di una nuova era con singoli moderni e accativanti come ‘Just A Cigarette’. La pandemia li ha colpiti, come del resto ha colpito tutti gli addetti ai lavori, però in passato la band è rimasta scottata da vicende tragiche come la morte del primo batterista Vitek per un incidente stradale in Bielorussia e le accuse di stupro e sequestro di persona, poi ritirate, in California. Questo ha reso l’armatura più solida e non a caso il post-’Anticult’, il legame col quale viene mantenuto da alcune tracce molto tecniche ma anche dinamiche come ‘Iconoclast’ e ‘Locked’, nasce in totale incuranza di trend, produttori e etichette discografiche. Altri passaggi invece costringono a tornare con la mente a ‘Nihility’ e ‘Blood Mantra’ ed un altro singolo dal grande potenziale è senza dubbio ‘Hello Death’, che vede la partecipazione di Tatiana Shmailyuk dei Jinjer. Nella visione claustrofobica del leader Wacław “Vogg” Kiełtyka, ben descritta dalla copertina a cura di Marcin Białas, ogni membro riveste un ruolo preciso e difatti il mixaggio non mette in secondo piano nessuno strumento. Dietro il drum kit James Stewart (ex-Vader, Anal Stench) è un lottatore nato e la performance vocale di Rafał "Rasta" Piotrowski è notevole, con retaggi che vanno dagli Amorphis ai Meshuggah.