Uno dei motivi per cui esiste questa webzine è la possibilità di potere parlare di tutto e avere modo di recensire dischi che non necessariamente gravitano in territori sonori rock e metal. In questo caso sono in grande difficoltà perché è davvero improbo riuscire a tradurre in parole un’esperienza di ascolto come quella che propone ‘Spirit Exit’. Caterina Barbieri è una delle pochissime, e sottolineo pochissime, artiste al mondo capaci di trasportarmi in un’altra dimensione, di farmi sbarrare occhi e mandibola e trascinarmi via, nell’oscurità. La sua elettronica trafigge, trapassa e pietrifica. Adesso che lo spettro sonoro si è allargato non vedo cosa potrebbe frenare un’ascesa internazionale che ha dell’incredibile. I sette minuti di ‘All Your Gamut’ aprono una scaletta che gioca al solito con vortici di synth modulari e sembra proporre un approccio più aperto rispetto a quello di ‘Ecstatic Computation’. L’album è liberamente ispirato a filosofe, mistiche e poetesse come Santa Teresa D’Avila, Rosi Braidotti e Emily Dickinson e il magnifico video di ‘Broken Melody’, girato da Iacopo Carapelli, ne ha mostrato il lato più evocativo dipingendo quella voce eterea con immagini di altre epoche. I rintocchi di ‘Terminal Clock’ ci ricordano però che ogni istante, anche il più insignificante in apparenza, è fondamentale in un viaggio verso l’ignoto, che poco ha a che vedere con la tecnica, sebbene la tecnica della musicista bolognese sia superba. La grandezza di ‘Spirit Exit’ sta nella capacità di fare sognare in un momento storico in cui tutti chiudiamo gli occhi per non vedere ciò che ci circonda e, ormai rassegnati al peggio, non per immaginare qualcosa di differente come quando eravamo bambini. L’elettronica è un mezzo, per attrarre come un potente magnete e rilasciare con violenza, come quando cerchiamo di metterci alle spalle certe emozioni. Sono presenti echi di ‘Patterns Of Consciousness’ eppure siamo al cospetto di qualcosa di totalmente innovativo, sperimentale ma costruito su melodie che si fissano in testa come chiodi, coraggioso, ricercato, raffinato eppure di facile assorbimento. La conferma di un talento straordinario del quale non possiamo che essere orgogliosi.