In rete si dibatte da anni sull’esistenza o meno di una scena rock. Alcuni, parafrasando il titolo della canzone dei Crass ‘Punk Is Dead’, affermano che il rock è morto e sepolto. In redazione arrivano decine e decine di produzioni di plastica, dischi finti dall’inizio alla fine e realizzati soltanto per alimentare la nostalgia verso gli anni ‘70 e ‘80, talmente vuoti che non fanno nemmeno rumore quando cascano per terra. Per fortuna ci sono le eccezioni ed una di queste rare eccezioni proviene da Atlanta ed in quanto ad attitudine ha davvero pochi rivali. ‘Apocalypse Love’ giunge nei negozi a distanza di due anni circa da ‘Sing in a World That’s Falling Apart’ – “il disco country che abbiamo pubblicato perché ci andava” ha dichiarato il bassista Jared Swilley – ma soprattutto a cinque da ‘Satan’s Graffiti or God’s Art?’, a cui aveva messo mano, come stavolta, Saul Adamczewski dei Fat White Family (altro gruppo che assieme a Idles, Shame e Amyl & The Sniffers sembra avere molto in comune con The Black Lips). Le registrazioni si sono svolte a Parigi, non appena i membri, che vivono in diverse località del mondo (a Los Angeles la coppia Cole Alexander-Zumi Rosow, a Atlanta Jared, a New York Oakley Munson e tra la Germania e l’Italia Jeff Clarke) hanno potuto riunirsi dopo i lockdown, per allontanarsi dagli Stati Uniti, vivere un’esperienza romantica e magari essere ancora più in contatto con l’ambiente della moda (vista la collaborazione con Gucci della cantante e sassofonista senza un dente). Il risultato è un album grandioso, punk come lo erano Dead Boys e The Clash, blues come tutti i dischi di Pussy Galore e Boss Hog, riottoso, melodico, eccentrico e viscerale. Basta premere il tasto play per essere catapultati in un locale fumoso di provincia, sotto palco, poco prima che il caos eploda, e l’intero ascolto non ha niente di confortevole o commerciale. Eppure ‘Apocalypse Love’ è ballabile, “uno strano album dance, capace di riflettere il momento che il mondo sta vivendo”, e le canzoni arrivano tutte al dunque. Si passa dalle potentissime ‘No Rave’ e ‘Love Has Won’ a passaggi glamour (‘Lost Angel’), esibizione di stile (‘Apocalyse Love’ e ‘Among The Dunes’) e frustate che lasciano il segno (‘Whips Of Holly’). C’è anche spazio per l’elettronica e per le colonne sonore perché, al di là di un paio di citazioni di Ennio Morricone, la musica di questi reietti di Dio è altamente cinematica. In attesa di vedere cosa combineranno gli Spooks per Halloween, un album micidiale che ci riconcilia con la musica rock. Quella vera.