Sinceramente non amo operazioni di questo tipo, che nel novanta per cento dei casi inflazionano un mercato già in difficoltà, ma devo ammettere che anche stavolta i milanesi hanno dimostrato onestà nei confronti dei propri fan e lungimiranza superiore alla media, pubblicando un album nuovo di zecca e capace di mostrare un’evoluzione costante che, a partire dagli esordi con il mini omonimo e ‘In A Reverie’, non si è mai fermata. In attesa del successore di ‘Black Anima’, album fantastico che avrebbe meritato di essere promosso ancora meglio, le canzoni di ‘Comalies’ non sono state stravolte ma interpretate in maniera coraggiosa (‘Daylight Dancer’ e ‘The Prophet Said’), giocando con alcuni spunti melodici che hanno permesso di creare nuovi arrangiamenti oppure inserendo nuovi elementi acustici o elettronici (‘Unspoken’) al fine di evidenziare sfumature che in passato erano rimaste in ombra. La presenza di Diego Cavallotti e Richard Meiz è logicamente alla base del cambiamento di alcuni passaggi tecnici, ma anche il cantato di Andrea Ferro e Cristina Scabbia si è evoluto, a tratti sporcato e alleggerito di tutto ciò che non era essenziale. Potrebbe apparire strano, ma adesso ‘Comalies’, anche grazie ai disegni di Eliran Kantor, arriva diritto al cuore dell’ascoltatore, lo travolge, lo percuote, lo costringe a riflettere. Un altro aspetto di sicuro interesse riguarda la produzione. Non solo la tecnologia di registrazione ha fatto passi da gigante nel corso di questi vent’anni, ma gli autori di ‘Karmacode’ e ‘Dark Adrenaline’ hanno sperimentato suoni diversi, ritmiche estreme, linee melodiche sinfoniche e gotiche, avvicinandosi all’alternative metal americano e stupendo per versatilità e talento. Per chi conosceva a fondo l’album sarà una bellissima scoperta. Per chi invece non sa tutto dei Lacuna Coil, questa è l’occasione di rimediare e rimediare sul serio perché non parliamo di una band qualunque ma della più grande metal band italiana.