L’artista norvegese si conferma un’interprete di classe innata con dieci tracce, alle quali si aggiungono le reprise di ‘Bad Of Design’ e ‘Gardening’, che segnano un’ulteriore evoluzione rispetto a ‘A Temporary Soothing’. La capacità con cui la Jakobsen si connette con l’ascoltatore è rara da trovare in circolazione e anche se nel disco non troviamo improvvise accelerazioni o suoni pesanti, il battito cardiaco di chi si avvicina alla sua opera finisce inevitabilmente per crescere nelle sue cadenze. ‘Most Of The Time’ e ‘Sun, Moon, Stars’, che vede la partecipazione di Ane Brun, sono i due apici di una scaletta omogenea e scorrevole, ricca di spunti interessanti e impreziosita da un talento vocale fuori dal comune. A tratti sembra che ‘Gardening’ sia il titolo di chi desidera necessariamente mettersi in mostra, con pregi e difetti, mentre in altri frangenti la tensione è talmente elevata da far sembrare quell’orto ricco di sterpaglie e piante di diverso tipo un’altra dimensione, anzi la sola dimensione possibile, dove potersi estraniare e sfuggire al disagio di tutti i giorni. Le registrazioni si sono svolte a Oslo, sotto la supervisione di Hans Olav Settem e Simen Mitlid, ed il mixaggio è stato curato da Zach Hanson, che ricordiamo a servizio tra gli altri di S Carey, Sylvan Esso e Bon Iver. In fase di presentazione si parla del suo lavoro più maturo e può essere che sia vero, ma sinceramente ho sempre trovato straordinariamente matura e adulta la proposta della Jakobsen. Oltre che di una bellezza infinita, il suo timbro riesce a trasmettere una magia unica e di fronte a fenomeni di questo tipo parlare di generi come il folk o l’indie pop non ha alcun senso.