Sono rimasto in contatto con Fred Burman dopo una delle tante interviste che mi hanno organizzato con i Satan Takes A Holiday e devo ammettere che in questi ultimi diciotto mesi mi sono lamentato più volte con lui del fatto che l’uscita del successore di ‘A New Sensation’ venisse ogni volta rinviata. Per carità, c’è stata la pandemia, i tour sono stati annullati e poi sono ripartiti di colpo causando una confusione senza precedenti, oltre a danni economici ingenti, ma nutrivo un bisogno disperato di questa musica. Negli ultimi tempi sono usciti diversi dischi garage di valore – Lucifer Star Age e Grande Royale hanno dato lezioni a tutti, gli Hellacopters sono tornati facendo commuovere un’intera comunità e The Mysterines e Starcrawler hanno dimostrato che il genere non va di moda solo in Scandinavia – ma la varietà compositiva e lo stile eccentrico del gruppo di Stoccolma sono rari da trovare in circolazione. Ricordo come fosse adesso quando li vidi in apertura a Kiss e Hardcore Superstar e sembravano degli alieni. Sembravano degli alieni e spaccavano il culo. Adesso non è cambiato niente. Sembrano degli alieni e spaccano il culo. Quando ho avuto modo di ascoltare per la prima volta ‘Satanism’, ho avuto subito l’impressione che si trattasse del loro disco più “inglese”, con sfumature indie e alternative rock in grado di offrire ancora più qualità alle melodie di facile presa ritagliate da un riffin’ nervoso e dai continui cambi di ritmo. ‘Follow Me To The Desert’, il pezzo mancante che avrebbe voluto scrivere Josh Homme per ‘Villains’, e ‘FBL MND’ sono assolutamente irresistibili, ma la scaletta è del tutto priva di cali di tensione e, al fianco dello scatenato leader (sinceramente non aveva mai cantato così bene come ora..), Johannes Lindsjöö e Danne McKenzie si muovono come macchine perfette. ‘You You You You’ – una via di mezzo tra ‘Who Do You Voodoo’ e ‘Love Me Like I Love Me’ - si sente uscire dalle casse dello stereo e l’atmosfera più grigia improvvisamente si fa colorata, tra tinte sgargianti ed una vernice d’oro dosata alla perfezione sulle facce di questi loschi musicisti. Le distorsioni di ‘Sky And Me’ e il punk efferato di ‘Traps!’ contrastano apertamente con i passaggi più radiofonici ed in tal senso Johan Gustafson e Alexander Idfalk sono stati bravi ad assecondare l’istinto del trio senza addolcire gli spigoli o inficiare l’attitudine live di sempre. ‘All Nighter’ vede la partecipazione della sensuale Emma Nylén dei Paris e di Andreas Houdakis, apprezzato chitarrista jazz, mentre Patrick Von Arfve dei Teddybears Sthlm appare nella conclusiva ‘Island Is Man’. This is the Sound I Like!