Sangue. Sangue dappertutto. Sangue anche quando non ce n’è. Non è la recensione del nuovo film di Quentin Tarantino, peraltro consiglio a tutti di leggervi il suo ultimo libro, ma una sorta di rassegnazione di fronte alle atmosfere che i canadesi hanno strutturato per il loro atteso ritorno discografico. Preparatevi ad una serie di atmosfere da film horror anni ‘70 rese uniche da tutta una serie di scelte artistiche che non appartengono a nessun’altra formazione del pianeta. Spettrali suoni di flauto che si liberano nell’aria, la chitarra di Sean Kennedy brucia come il ferro battuto mentre basso e batteria si muovono alla ricerca di un trip psichedelico folgorante. Un trip nato poco dopo l’uscita di ‘Lord Of Misrule’, ma cresciuto nel corso degli anni e alimentato da tante brutte cose. Quattro anni fa era uscito il sette pollici di ‘Lolly Willows’ con la cover di ‘Heaven & Hell’ degli Who come b-side e la storia non è cambiata adesso visto che come bonus track sono state inserite la reprise di ‘Falling’ degli Iron Maiden, non quelli di Steve Harris ma il gruppo psychedelic rock di Basildon, e la versione demo di ‘Power Of Darkness’. ‘The Hellfire Club’ inaugura un cerimoniale spettacolare che travalica i confini della musica e che nel corso del tempo non ha subito la corruzione dei tempi che viviamo. Tra riti pagani e sensibilità folk e progressive (‘Ipsissimus’ e ‘Widdershins’), corroborate dall’organo e dalla voce suadente di Alia O'Brien, ‘The Old Ways Remain’ ripropone con immutata forza un concept in grado di attrarre gli appassionati di proto-metal e doom almeno quanto i seguaci dei principi della Wicca e gli adoratori della Demonologia Rivoluzionaria del Gruppo di Nun. La filosofia dell’orrore avanza (‘Hecate’) e nel catalogo impressionante dell’etichetta creata da Lee Dorrian questo disco risplende come un diamante nero, troppo oscuro e pesante per essere indossato dagli individui comuni.