Al di là del fatto che appare abbastanza strano che un album intitolato come l’anno di nascita del suo compositore veda una lapide in copertina, ancora una volta i norvegesi hanno saputo superarsi confermando che quanto di meglio esce in ambito gothic e symphonic metal proviene quasi sempre dalle band che si sono generate negli anni novanta o al massimo nei primi anni duemila. Una tendenza ribadita dal successore di ‘Riddles, Ruins & Revolutions’, che dimostra come l’affiatamento tra il polistrumentista e cantante Morten Veland, molto attivo anche con Mortemia, e il mezzo-soprano francese Emmanuelle Zoldan, peraltro backing vocalist della band fin dal secondo lavoro ‘An Elixir For Existence’ che tra pochi mesi festeggerà i vent’anni, sia cresciuto ulteriormente. ‘Deadlight’ e ‘A Thousand Scars’ sono tra i momenti migliori di un lavoro solido, ben bilanciato tra aggressività e melodie di stampo classico, ricco di invettive moderne ma allo stesso tempo legato ai valori che hanno reso celebri formazioni come Theatre Of Tragedy, Tristania o Epica. I synth sono protagonisti in ‘Delirium’ mentre il midtempo ‘The Setting Darkness’ e la sperimentale ‘Timeless Desolation’ sembrano quasi agli opposti. In ogni caso tutti ottimi esempi degli standard qualitativi che sono ancora in grado di raggiungere i Sirenia dopo tanti anni di carriera.