Chiamatelo pure post-punk. Fate come volete, ma di recente in circolazione si sono viste poche personalità di questo spessore. Gli autori di ‘Bright Green Field’, uno dei dischi che ho ascoltato di più due anni fa, sono tornati nei negozi con un lavoro in studio ancora più intenso, vario, eclettico e cangiante. ‘O Monolith’, prodotto da Dan Carey (Franz Ferdinand, Fontaines D.C.) e mixato da John McEntire (Broken Social Scene), pesca a piene mani dal kraut tedesco così come dalla new wave, dal folk esattamente come dai Radiohead più futuristici. Un pizzico di autoreferenzialità caratterizza una scaletta costruita per risultare imprevedibile dal vivo con Ollie Judge sempre più padrone della situazione dietro al microfono e le chitarre di Louis Borlase e Anton Pearson che a tratti ammaliano ed in altri frangenti feriscono al cuore. ‘Siphon Song’ è una ballata di enorme profondità mentre l’iniziale ‘Swing (In A Dream)’ e ‘Undergrowth’ sono due possibili hit a uso e consumo dei nostalgici del brit rock. Alla resa dei conti i pezzi più elitari sono ‘Devil’s Den’, con un finale da urlo, e ‘After The Flash’, che vede la presenza di Natalie Whiteland e Martha Skye Murphy. A questo punto non ha veramente più senso nemmeno parlare di rivelazione.