Corey Taylor è un musicista iperattivo e su questo non vi sono molti dubbi. Tra Slipknot, Stone Sour, ospitate varie e una discreta carriera solista, tutti sanno che uno dei cantanti migliori degli ultimi trent’anni non ha mai avuto la voglia di stare fermo. Adesso, a distanza di tre anni dall’esordio a suo nome, l’uomo dello Iowa mette sul mercato questo “CMF2” che risulta essere meno coraggioso rispetto al precedente e più indirizzato verso una comfort zone che l’artista conosce benissimo. Si tratta, sostanzialmente, di un disco che ha delle sonorità completamente alla Stone Sour e che se fosse stato fatto uscire a nome della band, nessuno avrebbe avuto nulla da ridire. Invece, Taylor ha deciso di ritornare in proprio, dando origine a una serie di canzoni interessanti, orecchiabili e, per la maggior parte, toste al punto giusto. Ci sono momenti di estrema forza in cui si mescolano melodia e potenza (“Post Traumatic Blues”, “Talk Sick” e “Punchline”), ad altri in cui c’è la voglia di abbassare i toni con una serie di potenziali ballate radiofoniche (“Breath Of Fresh Smoke”, la buia Sorry Me” e “Midnight”). Insomma, gli ingredienti sono molto vicini a un lavoro degli Stone Sour e un anthem clamoroso da stadio come “We Are The Rest” sta lì pronto e fermo a ricordarcelo in maniera decisa e vigorosa. “CMF2”, probabilmente, ha qualche traccia in esubero che sarebbe stato meglio evitare per dargli un tocco più bello e meno dispersivo, ma non tutto si può pretendere dalla vita. A chiudere i giochi, infine, ci pensa la canzone migliore del lotto, ovvero “Dead Flies” che, però, contiene al suo interno un arpeggio che ricorda sin troppo quello suonato dal mitico Jack E. Lee in “Killer Of Giants”, stupenda ballata contenuta in “The Ultimate Sin” di Ozzy Osbourne. Sarà, forse, il fatto che Taylor ha scritto la prefazione del libro “Nothin But A Good Time” che parla di glam e della scena di quel periodo fertile degli anni ottanta in cui anche il Madman si venne, suo malgrado, a trovare, ma in questa piccola perla le somiglianze si avvertono in maniera sin troppo palese.