Ci sono dischi di cui hai un disperato bisogno per stare meglio. Il thrash dissennato, mixato con hardcore e punk, del gruppo di Southampton deve tanto a gruppi come Suicidal Tendencies, S.O.D. e Agnostic Front, ma chi se ne frega. Chiamateli derivativi, chiamateli opportunisti. La verità è che i Grove Street sono quelli del video della title track. Cinque ragazzi che non si prendono troppo sul serio, amano le commistioni e suonano i loro strumenti come se il giudizio divino fosse imminente. Non sono certo i musicisti più tecnici del pianeta, ma in quanto ad attitudine non hanno da invidiare nulla a nessuno e col supporto di un’etichetta moderna e dalle grandi idee come UNFD – etichetta tra gli altri di HourHouse, Ocean Grove e Hollo Front - potrebbero sul serio sfondare. Il loro messaggio è rivolto alle nuove generazioni che arrancano ed i testi sottolineano l’importanza di trovare sbocchi o vizi per aiutare a dimenticare le battaglie della propria vita. Tentare di fuggire dalla realtà è talmente paradossale da apparire ironico ed in questa ironia c’è tanto di ‘The Path To Righteousness’. Si parte fortissimo con ‘Regressing Forward’ e ‘Hunting Season’; il basso di Joe Paine è gigantesco, Sully ulula al microfono e le chitarre prendono subito la via per la galassia. Non c’è momento di tregua. ‘Lessons Of The Past’ e ‘Caught Slippin’’ – qualcuno ha detto ‘The Art Of Rebellion’… non ho sentito… - mostrano ciò che potrebbe succedere andando a vedere dal vivo i ragazzi, autori in passato di diversi EP e di un mixtape che ha posto le fondamenta per la sigla dell’accordo discografico e di conseguenza per la loro ascesa. Non pensate poi di trovarvi di fronte al classico disco che brucia tutto nei primi minuti. Qua nei primi minuti c’è da rimanere scottati, ma la tensione non cala mai, il drummin’ corrosivo di Josh Williams è sempre in primo piano e le chitarre regalano riff su riff. ‘Ulterior Motives’ e ‘Shitft’ gli altri apici di una scaletta che mi ha riportato alla mente le musicassette duplicate di terza o quarta mano, con i titoli scritti a penna biro, che scambiavo con gli amici quando ero adolescente. Allora tutti e sottolineo tutti ascoltavano i Metallica. I più cattivi di noi idolatravano gli Slayer, mentre il sottoscritto ha sempre avuto un debole per il crossover-thrash e quelle band che già la prima metà degli anni ottanta non hanno nutrito alcun timore nel fondere influenze di vario tipo puntando il dito contro la società conforme e sperimentando alla faccia di classifiche e trend. L’epica ‘Cycle Of Grief’, con tanto di sirena della polizia nella intro come usava una volta, chiude un esordio folgorante e divertentissimo.