Ormai parlare di progetto solista o di esperienza parallela ai Porcupine Tree, da poco tornati nei negozi con l’atteso ‘Closure/Continuation’, non ha più alcun senso, supposto che lo abbia mai avuto, perché Steven Wilson ha saputo dare vita ad un percorso estremamente variegato e produttivo mettendo da parte i rigidi canoni della musica progressive in favore di un approccio compositivo più libero e sperimentale. Dopo un album più diretto e melodico come ‘The Future Bites’, il musicista e produttore britannico - non credo di esagerare affermando che nessuno abbia offerto un contributo più importante alla scena negli ultimi trent’anni - ha completato un altro ambizioso lavoro, difficile da catalogare e incredibile da ascoltare. ‘The Harmony Codex’ è un viaggio. Un viaggio che intraprendiamo senza sapere bene quale sarà il punto di arrivo. Un viaggio che segue altre avventure in Messico, Israele (nell’evocativa ‘Rock Bottom’ duetta con la straordinaria Ninet Tayeb), negli Stati Uniti e nella Londra meno borghese. Che prende spunto dai Pink Floyd tanto quanto dai Genesis, dai Talking Heads o dagli Smiths. Se prima però vedevamo Steven Wilson come un moderno revisore dell’avanguardia degli anni settanta, adesso il suo profilo appare decisamente più innovativo e l’architettura delle sue opere è diventata flessibile. A tratti è l’elettronica a rendere più fluido il songwriting mentre in altri frangenti è la voce “trattata” a rendere l’atmosfera più industriale e cinematica. I movimenti dei ballerini Robin Dobler e Tania Dimbelolo nel video di ‘What Life Brings’, semplicemente da brividi l’assolo di chitarra a metà brano, descrivono bene i sussulti che si provano avvicinandoci a disegni armonici che non sono mai uguali uno all’altro. Anche se non lo ammetterà mai, Steven Wilson è migliorato come cantante e il suo modo di interpretare i testi stabilisce una connessione immediata con l’ascoltatore. ‘Beautiful Scarecrow’ e ‘Inclination’ godono del drum programming di Jack Danger e lasciano intendere che il prossimo tour potrebbe presentare sorprese. ‘Impossible Tightrope’, con le sue divagazioni in ambito jazz che rimandano alla mente il capolavoro ‘The Raven That Refused to Sing (And Other Stories)’, e ‘Staircase’ sono altre due gemme in scaletta, per quanto possa essere superficiale o addirittura stupido individuare solo una o due tracce a simboleggiare un’impalcatura sonora del genere. Fate un conto dei soldi che vi sono rimasti in tasca e cercate di avere l’edizione limitata con ‘Harmonic Distortion’, un disco aggiuntivo contenente remix di Manic Street Preachers, Meat Beat Manifesto e Interpol e una versione stupefacente di ‘Time Is Running Out’ con Mikael Åkerfeldt. E un Blu-ray che propone le canzoni in veste 5.1 e Atmos, per un’esperienza totalmente immersiva.