L’esatto opposto di ‘Step Into The Light’. Grezzo, rapido, virulento il primo. Sperimentale e lento il secondo. Improntato su tracce di due minuti di media, in bilico tra deathcore e hardcore, il primo e costituito di tre tracce sludge e metalcore per oltre quaranta minuti di durata il secondo. Alla reazione, inevitabile dopo tutto ciò che è successo, segue la caduta. Un’altra caduta, forse ancora più rovinosa della prima. D’altra parte la decadenza è dietro l’angolo, anzi ci siamo già dentro fino al collo. I The Acacia Strain sfornano un secondo disco che scuote dentro, che prende in prestito dal doom la capacità di fare riflettere e tenere abbassato il sipario, in maniera che nemmeno uno squarcio di luce possa liberarsi in lontananza. Dylan Walker dei Full Of Hell spacca tutto in ‘Pillar Of Salt, prima di un finale apocalittico con la materia industriale di iRis.EXE a plasmare la sezione strumentale. ‘Basin Of Wows’ è invece impreziosita dal duetto tra Vincent Bennet e Ethan McCarthy dei Primitive Man e nel mezzo c’è ‘Bog Walker’, un pezzo perfetto per chiudere i concerti in nome dell’ossessività più cinica. Ancora una volta gli autori di ‘Wormwood’ e ‘Death Is The Only Mortal’ hanno saputo distinguersi nella scena, pubblicando due lavori che si alimentano e stimolano a vicenda, pianificati per fare male ma anche per fare riflettere e perfetti per essere smontati in favore di quelle playlist che sembrano piacervi tanto.