Quando penso ai Solbrud mi immagino ancora nella loro vecchia sala prove a Copenhagen, con la mia amica fotografa Katja Michaelsen impegnata a rendere il più epici possibili i loro scatti promozionali. Ne è passato di tempo. Non solo dischi come ‘Jærtegn’ e ‘Vemod’ hanno consacrato i danesi a livello internazionale ma Ole Pedersen Luk ha fatto un passo indietro, decidendo di concentrarsi esclusivamente sugli Afsky. La scelta di Tobias e Troels Pedersen e Adrian Utzon Dietz di puntare su David Hernan dei Bound Hands ha sorpreso tanti addetti ai lavori ed ascoltando questo nuovo lavoro, mixato da Markus F. Larsen, appare evidente che il materiale fosse già stato scritto al momento del cambio di line-up. É ancora difficile quindi capire come si evolverà il suono della band in futuro; siamo però al cospetto di un lavoro decisamente corposo. L’opener ‘Hvile’, subito diciassette minuti tanto per gradire, setta gli standard qualitativi per l’intero ascolto e la sensazione è alcuni pezzi, su tutti ‘For Evigt, For Altid, Forandret’ e ‘En Ild Som Tusind Sole’, potrebbero essere ulteriormente dilatati dal vivo. Se amate il black metal questo è probabilmente una delle migliori forme di black metal che potete ascoltare al giorno d’oggi. É moderno, essenziale, aggressivo e malato come piace a noi ed il concept sui quattro elementi non è stato affrontato in maniera superficiale.