In attesa di scoprire quali saranno le prossime mosse degli irlandesi, grazie a Vrec, è disponibile anche nel nostro Paese il loro debutto, a metà tra brit rock e folk. Il primo aspetto che sorprende, scorrendo le tracce, è la notevole capacità dei ragazzi nel ritagliare melodie enormi e coinvolgenti, anche quando i ritmi si fanno più serrati. Gli arrangiamenti sono già maturi ed a tratti vengono in mente Muse, in altri casi i Keane o una delle tante formazioni post-punk provenienti dal Regno Unito, ma il cantato di Fint Tynan è talmente personale da rendere difficile anche il più comodo dei paragoni. A colpire è inoltre la produzione perché, nonostante ‘20:20’ sia il primo lavoro in studio, Mike O’Dowd (The Driftwood Manor, Dark Matter) ha saputo fare emergere le influenze più disparate, si passa dal pop (‘How High’) alla psichedelia in pochi secondi, senza limitare in alcun modo i ragazzi e donando loro un suono live e organico. ‘Square One’ e ‘Breath Easy’ sono l’esempio di come possano convivere diversi sentimenti negli stessi pezzi, ‘Lust’ si muove in ambito più elettronico mentre ‘Mountains’ appare più prog e vintage. Un album interessante anche per capire in quale direzione si sta spostando la scena britannica, da sempre capace di trainare gli altri mercati e creare trend ai quali aggrapparsi in momenti di crisi. I singoli ‘Talk’ e ‘Free Love’ hanno dimostrato che il gruppo è in forte crescita quindi ci resta solo di aspettare.