Tutti devono comunicare continuamente? I punk hanno davvero bisogno di essere così dannatamente DIY? Perché il leggendario Euroboy dà priorità alla pianificazione urbana rispetto alla sua Gibson SG? Perché il re del rock, Biff Malibu, trascura la sua voce maestosa a favore dell'analisi politica? Happy Tom ha iniziato a portare gli occhiali? Perché gli AC/DC, la band che canta solo di scopare, non dicono più scopare? E cosa diavolo c'è di sbagliato nell'avere scarpe con il velcro? Queste le domande esistenziali alla base di ‘A Decade Of Regression’, una raccolta di b-sides che mostrano l’essenza dei norvegesi al massimo della sua purezza. Ivar Nikolaisen si divide tra la casa base e la sala prove dei Kvelertak ma non è cambiato nulla! É il solito cazzone di sempre e dietro di lui si muove una macchina tremendamente oliata e dedita al più spensierato e irriverente garage punk (‘Walk Around The Porridge’). Qui c’è il meglio dei Turbonegro e dei Gluecifer. Quella forza della natura spropositata che rende lo scandi rock di un altro livello rispetto alle noiose poltiglie commerciali che provengono dal Regno Unito o dagli Stati Uniti. Parte ‘Before And After’ e già sembra di essere in ‘Independent Days’ dei Backyard Babies. Ricordo che la trovai a sconto in un negozio per andare a Gamla Stan a Stoccolma. La misi nello stereo e esplose tutto. Doveva essere una raccolta di b-sides più qualche singolo per il mercato locale e l’ho consumata quasi fosse la compilation della vita. ‘D.I.S.E.’ e ‘Classic Oslo Attitude’ vi lasceranno senza respiro mentre ‘A Couple Of Dudes’ è il pezzo mancante della discografia degli autori di ‘Apocalypse Dudes’ e ‘Scandinavian Leather’. La razza alla fine è quella. Se non li avete mai visti dal vivo, rimediate prima possibile. Se non li conoscevate prima di leggere queste poche righe, recuperate subito almeno ‘Misanthropical House’ e ‘Algorithm & Blues’.