Corey Taylor è uno di quei musicisti molto legati alla musica uscita nel periodo in cui era adolescente. Del resto è un fatto che egli ripete sempre nelle sue interviste e quando ne ha l’occasione si diverte a registrare cover di brani che, più o meno, lo hanno segnato quando era ragazzo. In occasione del Record Store Day 2024, il cantante degli Slipknot è ritornato nuovamente sull’argomento, facendo uscire un disco, che tra qualche anno sarà molto ambito tra i collezionisti, in cui omaggia una serie di artisti, alcuni anche molto noti, con una serie di rifacimenti che rimangono fedeli alle versioni originali. Del resto, con una voce che gli permetterebbe di cantare anche tutto il calendario che va da gennaio a dicembre, il buon Taylor non ha paura a sfidare dei veri e propri colossi della musica rock come Ozzy Osbourne e i Led Zeppelin, tanto per tirare in ballo due nomi a caso. Del primo viene rifatta la magnifica “Shot In The Dark”, presente su “The Ultimate Sin” e il risultato supera la sufficienza. Stesso discorso si può affermare per la bella “Ten Years Gone” di Plant e soci che è molto vicina all’originale. Ci sono, comunque, anche pezzi di band di culto, vedi i Tank (“Life Sex & Death) e gli Echo & The Bunnymen (“Killing Moon”). Ad ogni modo, Taylor appare molto a più suo agio quando si imbatte negli artisti vicini alla sua materia come i Judas Priest che vengono riletti con “Killing Machine” o il mitico Alice Cooper da cui arriva “Is It My Body”. Per il resto ci sono anche delle vere e proprie autocitazioni, vedi l’ottima versione acustica di “Snuff”, registrata dal vivo a Londra e già nota a chi lo segue da sempre e una cover di un suo brano quando era al timone degli Stone Sour (fa strano a scriverlo) quale è la splendida “Bother”. Insomma, ci si trova dinnanzi ad un album per completisti, messo insieme da una persona stakanovista come l’uomo che arriva dall’Iowa. Tutto fa brodo in questi casi e, dunque, sta agli appassionati capire se il gioco vale realmente la candela.