Tra gli ultimi duri e puri della scena stoner più tradizionale ed integralista non possiamo non citare i mitici Fu Manchu, band che nel corso della propria storia ha visto transitare al suo interno gente che aveva fatto parte anche dei padri del movimento come i Kyuss, tra cui l’immenso Brant Bjork. Dopo sei anni di silenzio, gli americani ritornano con un nuovo lavoro che non aggiunge e non toglie nulla di quanto sia già a nostra conoscenza. “The Return Of Tomorrow” è un album in cui si respira l’aria del deserto, mescolata con la crudezza delle chitarre tipiche dello stoner dei summenzionati Kyuss. Del resto, basta l’opener “Dehumanize” per rendersi conto di come tutto sembra sia rimasto fermo ancora ai primi anni novanta. Chitarre compresse, coppia ritmica solidissima e bomba al vetriolo servita a chi, tuttora, è legato a certe sonorità. Il disco, sostanzialmente, ha queste linee guida, sebbene siano sparse qua e la delle gemme diversificate come il liquido strumentale finale “High Tide” o la malinconica “Lifetime Waiting” che nella seconda parte paga dazio agli Alice In Chains. Per il resto il gruppo viaggia con quello che si suol chiamare pilota automatico. “Haze The Hides” è puro omaggio ai soliti e immensi Black Sabbath del periodo “Master Of Reality”, mentre “Destroyin’ Light” deflagra in modo portentoso quando si arriva al fatidico ritornello. Probabilmente manca il singolo apripista, da passare in radio o in Tv, ma la storia dei Fu Manchu è da sempre caratterizzata da questa specie di distonia che ha con la parola successo. Non sia mai cacciare una canzone che possa essere ricordata da qui a trent’anni! Probabilmente è proprio per questo che piacciono ai fan più duri e puri che, magari, hanno in antipatia proprio i Queens Of The Stone Age per aver raggiunto la fama su larga scala mondiale. Ad ogni modo, in questo nuovo disco non manca nulla di quello che già si sapeva su di loro. Probabilmente l’unica eccezione che conferma la regola è data dall’ipnotica “What I Need”, un viaggio liquido verso gli anni settanta, dove sole e melodia si sposano alla perfezione e vanno all’altare della bellezza a braccetto come due fidanzati alla ricerca dell’amore eterno.