Barcollare al mondo d’oggi è quasi doveroso. Oscillare tra gli eventi, sentirsi instabili, indesiderati, apparire fuori moda e fuori luogo sono tutti sentimenti che proviamo spesso al cospetto di una società in degrado perenne. Passi una giornata terribile, torni a casa stanco e frustrato, non hai voglia di prepararti da mangiare e cosa fai allora… togli un vinile bianco più brillante del sole dalla confezione, scorgi una medusa colorata in copertina e piazzi il disco sul piatto. Comincia a girare e dopo pochi secondi cambia tutto… ti senti catapultato in un’altra dimensione, sicuramente nel passato anche se non capisci subito bene dove ti trovi. È pop ma è ricoperto di tanta di quella polvere che pare di essere nel negozio di un antiquario di Camden Town. É psichedelico ma ci sono anche elementi di hip hop ed elettronica lo-fi. ‘Wobble’ è l’undicesimo lavoro solista del polistrumentista Stanley Benton, prende il nome dall’oscillazione dei nastri del suo studio casalingo Cocoon e tenta di cristallizzare sensazioni nostalgiche riferite a luoghi e anni mai realmente vissuti. Le batterie sono state registrate dal vivo e poi rilanciate attraverso amplificatori e pedali per chitarra e campionate; le chitarre vintage sono distorte e deformate dagli effetti; le melodie di basso sono state modulate attraverso amplificatori Vox in pieno overdrive; le voci sono fortemente saturate e infine il suono è arricchito da sintetizzatori mono, flauti elettronici e suoni di martelli. Roba da perderci veramente la testa e l’occasione per rivalutare un artista che non ha ancora ottenuto l’esposizione che merita da anni. ‘Wobble’ è il segnale di una crescita importante, non solo perché esce per l’ottima Fuzz Club, rispetto a ‘Aped Flair And Hijacked Ideas’ e l’album collaborativo ‘Friends In Noise’, che ha visto la partecipazione di un’altra musicista spaziale come Tess Parks così come di The Underground Youth e The Confederate Dead.