Gli irlandesi tornano nei negozi con un album graffiante e coraggioso, prodotto come si faceva negli anni ‘80 ma allo stesso tempo radicale, moderno e capace di emozionare, come purtroppo pochi dischi di oggi riescono a fare. Dagli esordi, il sottoscritto ha avuto l’onore di conoscerli e vederli dal vivo quando ancora non erano esplosi, i Fontaines D.C. non sono cambiati troppo. Hanno acquisito consapevolezza dei propri mezzi, sono cresciuti dal vivo e in ‘Romance’ appaiono meno oscuri e incazzati col mondo. ‘Starbuster’, singolo ispirato ad un attacco di panico che Grian Chatten ha avuto nella stazione londinese di St. Pancras, è il simbolo di un suono che vive di momenti adrenalinici ma anche di riflessioni melodiche e piccole pause che servono per apprezzare al meglio il solito contenuto lirico importante. Il successore di ‘Skinty Fia’, prodotto da James Ford (Arctic Monkeys, Depeche Mode, Blur..), ha tutto ciò che serve per ottenere consensi ovunque. Anche perché, negli ultimi due anni, i membri del gruppo hanno viaggiato tantissimo e trascorso parte delle loro vite lontani dal grigiore anglosassone. Non a caso Conor Deegan ha dichiarato: "Abbiamo sempre avuto questo senso di idealismo e romanticismo. Ogni album si allontana sempre di più dall'osservare questo aspetto attraverso la lente dell'Irlanda”. Per il frontman quel senso di romanticismo è riconducibile a Akira, anime che ha fatto storia, nel quale le scintille dell'amore si sviluppano nonostante il vortice di degrado tecnologico e corruzione politica che circonda i personaggi. ‘Here’s The Thing’, ‘Desire’ e la conclusiva ‘Favourite’ sono altri apici di una scaletta che merita di essere analizzata a fondo. Forse i Fontaines D.C. non sorprendono più come una volta, ma la loro padronanza tecnica ed un istinto che ha sempre funzionato possono essere sufficienti per scalare ancora le classifiche.ì