Qualcuno lassù perdoni i miei peccati perché la dissolutezza trasmessa dal debutto su lunga distanza degli americani finirà inevitabilmente per farmene compiere tanti altri. Dio quanto vorrei avere l’indirizzo della loro sala prove, starmene lì a guardare oppure seduto in angolo, in disparte, a leggere un libro o trovare distrazione nei particolari e improvvisamente essere rapito, tirato via, trasportato in una dimensione temporale lontana. Con più precisione nel 1979 quando I Guerrieri della Notte di Walter Hill veniva proiettato nelle sale cinematografiche ed i seminali lavori di Throbbing Gristle, Cabaret Voltaire e The Leather Nun stavano iniziando a circolare nel circuito underground. ‘A Sacrifice Unto Idols’ è soprattutto questo. Uno strumento per viaggiare nel tempo e togliersi di dosso l’ansia del quotidiano. Loro lo hanno definito un testamento, ma c’è da credere che il progetto si evolva in maniera ulteriore in futuro perché le date dal vivo stanno crescendo e il passaparola generato dalle performance del trio non sembra arrestarsi. Il fatto è che, al di là delle singole canzoni numerate con simbologia romana come parti di una unica piece musicale, ‘A Sacrifice Unto Idols’, mixato come ‘New Covenant’ da Hexmaschine, è gothic come erano gothic ‘In The Flat Field’ dei Bauhaus o ‘Night Time’ dei Killing Joke. É ebm come quando si faceva fatica a descrivere la musica di Die Krupps, D.A.F. o Nitzer Ebb e ci si affrettò a trovare un termine che suonasse tanto duro quanto commerciale. Quando parte ‘Original Sin’ pare di essere catapultati nel set di un film horror dove si sta girando la scena di una discoteca invasa da una decina di non viventi. Il beat è irresistibile e confluisce nelle rovine industriali di ‘Poison’. Si torna a ballare con i beat spezzati di ‘Nativity’ e ‘Sheol’, ‘Crawling’ è pura materia Nine Inch Nails – il video rappresenta al meglio l’estetica del gruppo col verso “purity, obsidian-slashed face, you found me crawling, along the beaten path, you found me crawling..” che si pianta in testa come un chiodo - mentre ‘Martyr’ è talmente disturbante che potrebbe essere tranquillamente usata come sigla di una serie televisiva del terrore. Da brividi anche ‘Testament’ e ‘Sacrifice’ per una scaletta morbosa, alienante ma allo stesso tempo terribilmente contagiosa. Non è dato sapere da dove siano spuntati fuori i Tassel, o meglio lo sappiamo ma non è senza dubbio un’informazione veriteria. Questi tre ragazzi non possono essere umani. Non hanno nulla di umano, ma sanno scrivere canzoni incredibili e riportarci in un lampo in un’era sottovalutata e per alcuni totalmente estinta. Anche il disco black metal più efferato non suonerà mai tanto oscuro.