Quest’anno sono rimasto colpito soprattutto da due dischi hardcore-punk italiani. Il primo è ‘Superliquidator’ dei Cocks, capace di evocare atmosfere a stelle e strisce e mantenere un tiro melodico di grande efficacia dal primo all’ultimo istante. Il secondo è l’esordio dei romani, che sembrano tutto meno che italiani, dall’attitudine allo stile, dall’approccio compositivo al modo di porsi in termini di immagine e promozione. In line-up troviamo l’ex Growing Concern Andrew Mecoli e Stefano Casanica di Undertakers, Craiving, Crude e Noyz Narcos quindi non certo gli ultimi arrivati. Il titolo prende spunto dalla città eterna e traccia un parallelo tra le rovine storiche e la complessità della vita di tutti i giorni. Atte a descrivere l’alienazione che proviamo nel quotidiano – non a caso il video di ‘Cobblestones’, girato da Roberto 'Saku' Cinardi (Verdena), è un viaggio frenetico in una Roma quasi irriconoscibile - dieci tracce, prodotte da Nick Terry (Turbonegro, The Libertines), che arrivano in testa come martellate e mettono in luce, oltre ad un’eccellente tecnica di base, con influenze che vanno dal punk anni ‘90 all’alternative metal. Un altro singolo dal notevole potenziale è ‘18 Karat’, un pezzo orecchiabile, rapido e tagliente che si prende gioco degli stereotipi del successo. L’alternanza vocale tra Riccardo Zamurri e Anna Pasolini, davvero micidiale in certi passaggi, è un punto di forza della release e la copertina, realizzata da Chris Wilson (Gel), presenta al meglio una manciata di invettive bellicose, di momenti catartici e esplosioni di energia che fanno venire una voglia matta di andare a vedere i Feldspar dal vivo. Ecco, questo è il complimento migliore che posso fare loro. ‘Old City New Ruins’ è costruito su vecchi valori, ma moderno, attuale, urgente, che in tour potrebbe diventare ancora più letale.