Il gruppo originario del New England mi ricorda sempre di più i Crisis. Badate bene, non voglio paragonare Katerina Economou a Karyn Crisis, che per il sottoscritto rimarrà per sempre la voce femminile più estrema di sempre. Però negli Escuela Grind vedo il male come lo vedevo negli autori di ‘Deathshead Extermination’ e ‘The Hollowing’. Ai loro concerti succede di tutto e non c’è bisogno di usare termini come grind, hardcore, punk, metal o chissà quale altra invenzione per definire una musica che idealizza in maniera impeccabile il caos totale. Registrato ai GodCity Studios di Salem con Kurt Ballou (Converge), il successore di ‘Memory Theater’ è un’altra bomba sonora micidiale. La band è cresciuta dal vivo ed è diventata ancora più imprevedibile. Prendete per esempio il singolo ‘Turbulence’ – tra i pezzi migliori con ‘Always Watching You’, ‘Concept Of God’ e ‘Toothless’ - che mette in mostra voci pulite e un ritornello orecchiabile senza allontanarsi dalla brutalità squilibrata di base. ‘Dreams On Algorithms’ testimonia l’ideologia di progressiva volontà di distruzione di quattro musicisti coraggiosi e sfrontati. Il loro mantra di promozione dell'inclusività e dell'accettazione all'interno delle comunità musicali estreme si erge come un pilastro dell’innovazione in una sottocultura spesso chiusa e chiusa e sentire le grida insane di Katerina Economou, mentre Jesse Fuentes spacca tutto dietro il drum kit, non può lasciare indifferenti, visto il disagio sociale imperante. Un disco politico e travolgente, che merita di essere celebrato al di là delle stupide classificazioni.