Quali erano le vostre ambizioni quando avete iniziato? Quanto sono cambiate adesso che ‘Memory Theater’ è fuori?
La prima versione della band è nata a Ithaca, che è una piccola città legata al college nello stato di New York. Non c’era possibilità di organizzare così tanti concerti heavy come quando vivevamo a Dallas. Abbiamo cercato di fare il massimo, organizzando date e festival DIY. Adesso seguiamo sempre i soliti principi. Siamo sempre in tour, ma abbiamo il supporto di un’etichetta importante come MNRK Heavy e un sound più definito attorno a tutti i generi che amiamo.
Cosa vi ha ispirato a scrivere e produrre musica?
Ogni membro della band ha la sua storia. Per quanto mi riguarda, ho sempre voluto far parte di una band ma la vita e le perplessità su me stessa mi hanno impedito di farlo per un certo periodo. Quando Jesse ed il nostro primo chitarrista mi ha invitata ad unirmi alla band ero pronta a tutto. Magari essere per tanti anni in secondo piano mi ha aiutata a capire quanto devi lavorare duro per riuscire a trasmettere un messaggio di presa di coscienza delle proprie possibilità. Sono fan di tanti generi e artisti e ho sempre voluto provare diversi stili vocali e concept. Per sviluppare il mio stile ho avuto bisogno di sperimentare molto.
Dove si trova ‘Memory Theater’? È un luogo reale?
É un concept che ho preso dalla storia dell’arte. Volevo creare questa sorta di architettura interna per l’album, nella quale ogni conoscenza e idea del mondo fosse inclusa. C’è qualcosa di reale, qualcosa di immaginario, qualcosa che riguarda solo la mia persona. In un certo senso è come dividiamo in comparti i dolori della società e della vita nelle nostre menti, ma volevo utilizzare un linguaggio fisico per rendere omogeneo l’album tematicamente. Avere una laurea in architettura mi ha aiutata. Ci sono canzoni personali che affrontano quando qualcuno si infiltra nella tua mente e quanto sia importante tirarlo fuori da lì, e canzoni su come i social media e la nostra rappresentazione di noi stessi all'interno di tale spazio influiscano sulla nostra salute mentale.
Quanto spesso provate? La vostra musica è più una questione di tecnica o attitudine?
Quando non siamo in tour proviamo praticamente tutti i giorni. Abbiamo uno spazio molto grande per provare. É isolato e possiamo starci tutto il tempo che vogliamo, anche se fa molto freddo di inverno. Quando componiamo musica cerchiamo di trasmettere la nostra energia nei riff e nella canzoni in maniera da infondere un feeling specifico. L’ultimo disco è nato in quarantena e contiene tanta enfasi live.
Qual è stato il momento più eccitante delle registrazioni?
Ogni singolo secondo è stato speciale. Abbiamo scelto di lavorare con Kurt Ballou perchè è una leggenda ed i Converge sono una grande influenza. Abbiamo avuto solo qualche giorno per registrare nove pezzi. Lavorammo duramente per finire tutto in tempo e ricordo bene che registrare tutte le parti di basso e chitarra fu una maratona. Quando Kurt ci fece ascoltare ‘Cliffhanger’ fu davvero magico. Ricordo anche le conversazioni con lui a margine delle registrazioni. Ci fece sentire a nostro agio e scherzò spesso con noi.
Come nascono le vostre canzoni?
Il processo di songwriting nasce da Jesse, il nostro batterista. Poi lavoriamo insieme a qualche riff e dopo che qualcosa cattura la nostra attenzione cerchiamo di rivisitarla in sala prove. Registriamo dei demo e cerchiamo di modificare le canzoni costruite sui riff che riteniamo migliori. Per le parti vocali butto giù le strutture base e poi aggiungo le liriche.
La tua voce è davvero incredibile.
Grazie per il complimento. Cerco di fare in modo che le linee vocali siano catchy e poi le rifinisco insieme agli altri durante le nostre jam. Il mio obiettivo è fare emergere subito la chiarezza del concept e del ritornello. Poi provo a dare un senso cronologico ai testi. A volte devio e non seguo una linea specifica. Nel corso del tempo ho scoperto che è meglio adottare una mentalità del tipo "se funziona, funziona" e non ho mai esitato a chiedere ai miei compagni di band le loro opinioni e input.
Il video di ‘All Is Forgiven’ è molto divertente. Come vi siete trovati con Michael Jari Davidson?
Lavorare con Michael è stato grandioso! Lo abbiamo contattato dandogli una finestra temporale molto piccola per potere girare due video e ci è riuscito! Abbiamo guidato a Toronto e tutto era pronto. Ci siamo divertiti un sacco a recitare e non vediamo l’ora di collaborare ancora con lui.
Com’è la scena del New England in questo momento? Quali sono le band migliori?
La scena sta vivendo un momento grandioso e non c’è solo un genere che sta emergendo. Siamo cresciuti con l’hardcore e poi diverse metal band si sono messe in mostra. Adesso sembra che i musicisti della zona non abbiano paura di miscelare le loro influenze ed incorporare tutto ciò che amano. Stiamo per partire per un tour sulla East Coast con i Bonginator. Sono divertenti e infondono grande energia in tutto ciò che fanno! Altre band che posso raccomandarti sono Tossed Aside, Edict, High Command, Wisdom and War, Dropdead, Wretched Inferno, Hard Target, The Acacia Strain e Mourned.
Qual è stato il vostro migliore concerto fino adesso?
Questa è una domanda difficile perché abbiamo fatto tanti show spettacolari negli anni. Un momento di svolta è stato senza dubbio l’Obscene Extreme Fest in Repubblica Ceca. Si tratta di un festival leggendario e guardiamo sempre i video di quel giorno. Suonammo nel pomeriggio e vedere tutta quella gente sotto palco fu pazzesco. Ricordo poi il tour europeo con Napalm Death, Dropdead e Siberian Meat Grinder. Ogni notte fu speciale. Sono tutti grandi musicisti e individui incredibili. Pareva di essere in un sogno, mai una brutta performance da parte di qualcuno. Mi ha motivata molto perché non pensavo fosse possibile.
(parole di Katerina Economou)